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Domenica 22 Luglio 2012
Parapetti rotti
e buche vista lago
Foto ricordo in via per Cernobbio davanti alla rete arancione dove morì un tassista nel 2008. Sulla strada più vip della città, dove gli americani di Villa d'Este fanno jogging e George Clooney passa in Harley con la fidanzata di turno nessuno ha ancora trovato soldi e tempo per aggiustare il parapetto sfondato dal povero taxista finito nel lago davanti a Villa Sucota.
«Una vergogna - commenta l'ingegner Pietro Gilardoni-. Potevano sistemarlo subito con i soldi dell'assicurazione. Io passo tutti i giorni e vedo i turisti che si mettono in posa con la faccia sbalordita. È come se noi andassimo in una città di mare e la trovassimo tutta sottosopra. Non si può offrire questa immagine così trasandata. E non è neanche necessario continuare a pensare di cose nuove, basta sistemare e trattare bene quelle che si hanno».
Per capire che effetto fa passare le vacanze in una città che sembra un cantiere, bisogna mettersi nei panni di un turista che sui depliant e su internet ha visto foto in cui Como è una delizia di città circondata dal lago e piena di giardini in fiore.
Ma quando arriva qui, scopre che il lago è tutto incerottato, ingabbiato, schermato, nascosto e inquinato.
Da viale Geno a villa Sucota i tratti in cui si vede l'orizzonte si contano sulle dita di una mano e infatti i turisti le foto ricordo se le fanno sui jersey colorato, davanti alla palizzata che copre il cantiere per le paratie. L'anno scorso, almeno, si assiepavano tutti sulle panchine del lungolago Zambrotta, all'ombra dei tigli e sotto l'acqua spruzzata per rinfrescare le teste ai bambini. Quest'anno hanno ben poco da scegliere. Da piazza Cavour ai giardini a lago, niente visuale.
Per fortuna è stata riaperta la passeggiata di villa Olmo. Attesa e sospirata, appare in perfetto ordine come - a quest'ora - dovrebbe apparire il lungolago. Non ci sono i buchi che la scorsa estate facevano cadere i bambini e inciampare gli adulti. Le transenne sono nuove. Certo, ci sono sempre le darsene da sistemare. Territorio privato, certo, ma ridotto a discarica.
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