Il viaggio dell'acqua
Per Como solo guai

«Sorgenti dell'Adda». Il cartello, in legno, si trova al Passo dell'Alpisella. A 2282 metri di altezza. Quell'acqua, già dopo pochi chilometri, inizia a valere oro.

COMO «Sorgenti dell'Adda». Il cartello, in legno, si trova al Passo dell'Alpisella. A 2282 metri di altezza. Quell'acqua, già dopo pochi chilometri, inizia a valere oro. Vale oro per le grandi centrali idroelettriche che puntellano la Valtellina (nell'Alta Valtellina la parte del leone è di A2a, che ha anche la diga di Cancano), ma vale oro anche una volta che sfocia nel lago di Como e che, attraverso le chiuse di Olginate, si trasforma in diamanti per le coltivazioni di pianura e per le centrali idroelettriche di valle, costruite proprio lungo il fiume.
Il percorso dell'acqua che vale milioni di euro inizia tra le cime innevate delle montagne della Valtellina e della vicina Svizzera. È lì dove ci sono gli invasi e le dighe, passati dai 164 milioni di metri cubi del 1956 agli attuali 512 milioni di metri cubi. È lì dove i colossi dell'energia producono elettricità con le centrali idroelettriche.
Nel mezzo c'è il lago di Como, i cui livelli sono regolati dal Consorzio dell'Adda che, attraverso la diga di Olginate, ha di fatto in mano le chiavi del Lario. I costi di manutenzione della diga (in funzione dal 1946) sono interamente coperti dagli utenti di valle che versano buona parte del milione di euro necessario per il funzionamento del Consorzio (gli stipendi dei dipendenti e  i costi per la gestione delle chiuse). Gli utenti di valle (sia irrigui sia idroelettrici) versano anche i canoni alla Regione Lombardia per l'utilizzo dell'acqua del Lario.
Il business di monte è milionario e richiede anche pesanti investimenti per la manutenzione degli impianti. Le centrali producono qualcosa come un miliardo e 700 milioni di kilowatt di energia grazie all'acqua.

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