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Martedì 28 Agosto 2012
Comaschi alla Biennale
nel nome della concretezza
Un riferimento a Terragni e imprese lariane al Padiglione Italia, così la rassegna d'arte ospita il Lario
Dopo le ultime Biennali che proponevano estremi sconfinamenti disciplinari dell'architettura verso le altre arti, all'insegna degli eccessi iconici delle archistar, David Chipperfield, alla guida della rassegna veneziana, esorta a riportare l'architettura con i piedi per terra. La mostra, che porta l'emblematico titolo "Common Ground", ovvero "ciò che abbiamo in comune" si inaugura con una sorta di ritorno all'ordine, della ricerca (o della riscoperta), di un "terreno comune".
Una linea d'azione che sembra più appropriata e sensibile alla nuova richiesta di responsabilità dettata dalla crisi globale.
Le archistar, è vero, non mancano. Apre la mostra la serie di manifesti degli anni Settanta, "Pubblicità di architetture" di Bernard Tschumi che vogliono provocare un desiderio oltre la pagina: uno tra questi, con due foto d'epoca della Casa del fascio di Terragni e l'amletica scritta «Common Ground? Architecture is not about the conditions of design but about the design of conditions». Su La Provincia in edicola il 29 agosto i nomi delle imprese lariane che sono state invitate al Padiglione Italia della Biennale e un ampio articolo sulla mostra.
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