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Domenica 09 Settembre 2012
Alberto Arrighi si arrende
«Rinuncio alla Cassazione»
Alberto Arrighi si arrende. Nessun ricorso in Cassazione per chiedere di poter rivedere al ribasso i trent'anni di carcere inflitti in primo grado dal giudice delle udienze preliminari di Como. Una pena che - secondo la Corte d'Assise di Milano - avrebbe in realtà dovuto essere ben più severa: l'ergastolo.
A convincere i difensori dell'ex armaiolo di via Garibaldi, il penalista milanese Ivan Colciago e l'avvocato Francesca Binaghi, a non presentare ricorso ai giudice della Suprema corte, sono due considerazioni.
La prima è legata alla confessione resa da Arrighi davanti ai giudici di Milano, quando lo scorso aprile ammise che il delitto dell'aspirante socio fu premeditato. La seconda riguarda il passaggio della sentenza nella quale la corte d'Assise di Appello sottolinea come un reato grave come l'omicidio e la decapitazione di Giacomo Brambilla in realtà avrebbe dovuto essere sanzionato con il massimo della pena prevista dal Codice, ovvero il carcere a vita.
Nelle scorse settimane i legali di Arrighi hanno parlato con l'armiere e hanno spiegato i motivi per i quali un ricorso in Cassazione sarebbe del tutto inutile. Una decisione che l'armiere ha accettato senza battere ciglio. Evidentemente l'ex consulente balistico della Procura di Como aveva ormai riposto ogni speranza su uno sconto di pena ben prima dell'appello, visto le dichiarazioni spontanee che aveva reso in aula a Milano: «In questi due anni di carcere - aveva riferito - con la mente meno offuscata, mi è capitato più volte di ripensare a quello che ho fatto, a rielaborarlo. Ricordo che il giorno prima dell'omicidio mi accorsi che tutto era finito. Così, quel lunedì, decisi che lo avrei ucciso».
L'unico risultato di un ricorso in Cassazione sarebbe stato uno sconto di pena qualora i giudici avessero riconosciuto le attenuanti generiche ad Arrighi, incensurato e rispettoso delle leggi fino a quel maledetto febbraio del 2010.
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