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Mercoledì 19 Settembre 2012
«Troppe menzogne
per Panarisi e Cappellato»
Troppe bugie per scaricare la colpa sul coimputato e allontanare da sé l'accusa di omicidio volontario. Eccole, in sintesi, le motivazioni per cui la corte d'Assise d'Appello ha confermato l'ergastolo per l'omicidio del furgone giallo.
In 69 pagine i magistrati di Milano spiegano, punto per punto, i motivi per i quali hanno rigettato tutte le richieste di rinnovazione del processo presentate dalle difese di Leonardo Panarisi, 55 anni residente a Solzago di Tavernerio, e di Emanuel Capellato, 38 anni di Como.
«È un dato oggettivo - scrivono i giudici di secondo grado - che è un dato oggettivo che l'omicida» di Antonio Di Giacomo, il 9 ottobre 2009, «o è uno dei due o sono entrambi». Per questo «è evidente che la loro ricostruzione dei fatti è dominata dall'interesse di allontanare da sé la responsabilità dell'accaduto. Una strada e un risultato che possono essere perseguiti in un unico modo: attribuendo l'omicidio alla esclusiva responsabilità del coimputato. Una strada percorsa con assoluta convinzione da entrambi» attraverso «menzogne e incongruenze che confermavano il giudizio di loro totale inattendibilità».
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