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Mercoledì 26 Settembre 2012
Uffici pubblici, venerdì sciopero
Regolari solo scuole e trasporti
Scuole e trasporti, almeno in questa fase, non saranno toccati. A scioperare, però, saranno la restante parte dei dipendenti pubblici aderenti alle sigle sindacali Fp e Flc Cgil, Fpl e Rua Uil che, nel corso dell'intera giornata di venerdì, incroceranno le braccia per dire no ai tagli introdotti dalla cosiddetta «Spending review», la legge di revisione della spesa pubblica introdotta dal Governo Monti.
Possibili disservizi A scioperare saranno non solo gli uffici dei comuni, della provincia e dei servizi a questi stessi enti collegati, ma anche le varie agenzie statali (Territorio, Entrate, Monopoli, Dogane) e il personale ospedaliero, che garantirà giusto i servizi base per non arrivare all'interruzione dell'attività a favore dell'utenza. Lo stesso sarà fatto dai lavoratori degli asili nido che, consci delle difficoltà d'inserimento dei più piccoli in questa fase dell'anno, posticiperanno alle settimane successive (magari in concomitanza con l'agitazione degli insegnanti e dei docenti) la protesta. Da mattina a sera, agli sportelli pubblici potranno verificarsi disservizi. Cgil e Uil, infatti, contano di coinvolgere nella serrata quanti più dipendenti pubblici possibile sugli 8400 della provincia di Como, con l'unica incognita rappresentata dagli aderenti alla Cisl, sindacato che ha deciso di non abbracciare l'acronimo «Agd» (leggasi, «Abbiamo già dato») con il quale è stata battezzata la manifestazione. «Tutti i lavoratori che contribuiscono con il loro lavoro all'erogazione di servizi a carattere generale saranno coinvolti», spiega il sindacalista Matteo Mandressi (Fp Cgil). Una protesta, quella in calendario tra due giorni, che occuperà l'intera giornata lavorativa per dire no ai tagli lineari introdotti, che non solo - a detta dei sindacati - mettono in difficoltà il mantenimento dei posti di lavoro ma, ancor più, così facendo rischiano di ridurre all'osso l'erogazione dei servizi alla collettività. «I continui tagli - continua Mandressi - rischiano di mettere a rischio lo stato sociale così come lo conosciamo. È impensabile che i lavoratori pubblici, che hanno gli stipendi indicizzati al 2009 fino al 2014, debbano subire il prezzo dei tagli prospettati dal governo».
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