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Martedì 02 Ottobre 2012
Calcio: «Papà state calmi»
Appello dopo il caso Tavernola
«Chi pensa di avere un figlio "campione" è pregato di portarlo in altre società». Il cartello è appeso sulla porta degli spogliatoi della Polisportiva Ponzano vicino a Empoli.
E da qualche mese è diventato anche il motto dell'Accademia Calcio Como, società di puro settore giovanile molto radicata in città.
E da qualche mese è diventato anche il motto dell'Accademia Calcio Como, società di puro settore giovanile molto radicata in città.
Una frase che riassume una filosofia: «I nostri campioni sono i ragazzi "normali" - dice il consulente tecnico organizzativo Ferruccio Della Valle - quelli che giocano per divertirsi. I genitori? C'è qualche esagitato e a qualcuno manca capacità di analisi, ma dalle società i genitori si aspettano competenza e serietà, che magari non sempre riescono a trovare».
Il caso del Tavernola, che ha denunciato l'abbandono di tanti ragazzi del settore giovanile per "colpa" di un regolamento interno che invita mamme e papà a mantenere la calma non accettato dai genitori ha acceso il dibattito nelle società calcistiche comasche.
Donato Finelli, presidente della delegazione Figc di Como che organizza tutti i campionati giovanili, cade dalle nuvole: «Non conoscevo questa vicenda e cercherò di capire come sono andate realmente le cose. Il principio però è giusto: una società si dà delle regole e genitori, tecnici e atleti devono rispettarle. Nel settore giovanile si dovrebbe pensare soprattutto al divertimento dei ragazzi più che al risultato. Una regola però difficile da mettere in pratica».
Giorgio Soave, presidente della Polisportiva Sant'Agata, gestisce un centinaio di ragazzi, tra campionati Csi e Figc, fino alla categorie Esordienti: «Sono assolutamente d'accordo con i dirigenti del Tavernola, anche noi in questi giorni stiamo mettendo a punto un regolamento per i genitori che va nella direzione di un tifo a favore e mai contro. Negli ultimi anni è diventata una necessità».
Soave poi critica i papà tifosi: «L'esaltazione dei propri figli - spiega ancora - genera incomprensioni tra genitori e società e tra giocatore e allenatore. Il tifo sano è ben accetto ma talvolta verrebbe voglia di disputare le partite a porte chiuse: spesso sono gli arbitri a essere bersagliati, quando sappiamo tutti che si tratta di dirigenti delle società, dei volontari che andrebbero aiutati, non insultati. Ottima poi la regola voluta dal presidente Gianni Rivera sull'autoarbitraggio nella categoria Pulcini: tutti sono responsabilizzati».
Leggi l'approfondimento su La Provincia in edicola martedì 2 ottobre
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