Condannato 19 anni dopo
Alberto Porro: "Io, innocente"

All'indomani della sentenza che ratifica gli otto anni di carcere inflitti dai giudici d'Appello, parla il titolare dell'Albert club di Fino: "Non ho commesso reati, ma costringermi a tornare in carcere dopo tanti anni è disumano"

FINO MORNASCO - Alberto Porro ha già pronta la sacca. Sa che, da un momento all'altro, i carabinieri potrebbero presentarsi nella sua casa per trasferirlo in carcere, dopo la sentenza con cui la corte di Cassazione ha rigettato l'istanza presentata dai suoi avvocati contro gli otto anni inflitti in appello. Porro è stato ritenuto colpevole di partecipazione ad associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Ma al di là delle contestazioni, dalle quali lui si protesta estraneo, colpisce la distanza temporale tra i fatti e la sentenza. In tutto sono trascorsi 19 anni.
"Mandarmi in carcere adesso è davvero una crudeltà - dice lui - Sono passati quasi vent'anni da quell'epoca". Per la giustiza Porro, nel '92, prestò al capoclan Diego Spinella circa 200 milioni di lire, con i quali fu finanziato l'acquisto di partite di cocaina. Non solo: sempre secondo la sentenza, nascose in un bosco in un terreno non distante dalla discoteca, due bidoni zeppi di droga e armi, custodendoli per conto dei clan. Fu arrestato, con altre 103 persone, il 29 giugno del '96. Vi rimase per poco più di due anni, tutta carcerazione preventiva, mentre in Calabria si celebrava il primo grado del processo. Ebbe vent'anni di condanna, ma la corte d'Assise accolse una eccezione dei suoi avvocati, respinta in primo grado, e mandò tutto a Milano per competenza territoriale. Il resto è storia, italianissima, di un processo infinito: "Sono innocente ma sono anche stufo di ripeterlo. E in ogni caso, 19 anni dopo, non merito il carcere".

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