Alfano e Bersani dicono: «Non scommettiamo un centesimo su un Monti bis». Io Monti lo vorrei per almeno dieci anni nella speranza che le mie figlie e i miei nipoti possano vivere in un Paese dignitoso. Un 50% magari saranno di diverso avviso, ma penso che non molti voteranno Abc (e il resto dell'alfabeto politichese). Tanti non voteranno affatto, tanti voteranno scheda bianca, tanti consegneranno la scheda nulla e tanti voteranno Grillo. Ma se Monti si presentasse alle elezioni con una propria formazione (con Ichino, Fornero, Cacciari, Giannino e gente di questa fatta) avrebbe la sua maggioranza e potrebbe completare l'opera iniziata, superando l'aurea regola del prelievo e iniziando a rimettere in salute il "cuore" del Paese.
Mario Grosso
Alfano e Bersani han fatto una cinica uscita elettorale, motivata dal timore che Monti ceda alle lusinghe di Casini innanzitutto, di Montezemolo, di altri ancora e dia il consenso a una lista da costruirsi e far gareggiare in nome suo. Ciò che scompaginerebbe i giochi di partito, metterebbe a rischio il probabile successo del Pd, porterebbe alla disintegrazione di quanto rimane del Pdl. Il governo pagherà caro quest'improvvida uscita ai suoi danni. Da adesso è più fragile, mette in sospetto l'Europa, sa che ogni suo provvedimento ha una credibilità limitata. O forse non ne ha nessuna. Ma la cosa peggiore è quella che Alfano e Bersani non han detto: nessun impegno a proseguire nell'azione di risanamento avviata da Monti. Un modo per blandire la protesta popolare, un modo per confermarsi tutto tranne che statisti, un modo per affondare la loro candidatura a presidente del Consiglio agli occhi degl'italiani ragionevoli.
Max Lodi
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