Rapinata in casa
«Viva per 200 euro»

Se non avessi avuto quei soldi nel portafogli non sono sicura che sarebbe finita così. Il capo era un pazzo, continuava a gridare

COMO «Sono furibonda, lo scriva, è questo che conta: quella casa deve essere chiusa, rasa al suolo, bruciata. Non mi importa cosa ne fanno, l'importante è che quei "balenghi" accampati lì dentro stiano alla larga da noi. Non si può vivere sotto assedio in questo modo. Si sapeva che prima o poi sarebbe finita così».
La donna rapinata da tre delinquenti che si sono introdotti in casa sua nel cuore della notte vuole andare subito oltre la rapina e vuole andare al sodo: il covo dei rapinatori, la casa matta, come la chiamano i vicini, il rudere di Salita Peltrera che da anni ospita decine di senza tetto, va chiusa.
«Se fosse stata una banda di ladri specializzati arrivati da chissà dove a piombarmi in camera da letto nel cuore della notte, potrebbe anche essere stato un caso. Ma questo non è un caso. Quelli girano qui attorno da anni. E da anni facciamo battaglie perché vengano mandati via. A questo punto mi sento responsabile, quello che è capitato a me deve servire a far chiudere quella casa. Altrimenti cosa dovevano farmi? Uccidermi?».

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