Pdl a Como nel caos
C'è voglia di scappare

Gli occhi e i telefoni sono rivolti a Roma. Per decifrare ogni singolo indizio che proviene dalla grande nebulosa chiamata Pdl. La componente ciellina scettica sul Cavaliere

COMO Gli occhi (ai giornali e alle tv) e i telefoni (per chi ha ruoli chiave) sono rivolti a Roma. Per decifrare ogni singolo indizio che proviene dalla grande nebulosa chiamata Pdl. E la ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi (con la decisione di far cadere il Governo Monti) anziché calmare le acque già agitate (primarie, peso dei colonnelli, "amazzoni", rinnovamento dei candidati), ha ingrandito ulteriormente le crepe del partito che tradizionalmente sul Lario ha sempre avuto la sua roccaforte.
Crepe che, questa volta, sembra molto difficile possano essere rimesse insieme con la colla. Sotto il cielo del Pdl comasco, quindi, c'è chi aspetta, chi si riorganizza, chi aveva guardato con simpatia a Matteo Renzi e oggi dice, a taccuini chiusi, che «non c'è motivo per andare a votare».
Il sindaco Stefano Bruni e il vice coordinatore provinciale Patrizio Tambini, i due maggiori esponenti dell'area ciellina, guardano a Roberto Formigoni e non nascondono il loro scetticismo sul ruolo da protagonista di Berlusconi.

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