Delibera della Regione
Spegnete i caminetti

Il provvedimento è fermo per la crisi del Pirellone ma potrebbe cambiare abitudini secolari

Addio al caminetto con il ceppo scoppiettante che, specie in queste giornate di gelo, porta calore e allegria in famiglia.
Stop a una secolare tradizione tuttora radicata nelle abitudini e nei sentimenti della gente, messa al bando perfino delle mitiche stufe economiche, quelle, per intenderci, che usavano nonni, bisnonni e trisavoli con i caratteristici cerchi entro i quali venivano calate le pentole per la cottura dei cibi, con la caldaia per l'acqua calda, il forno e il cassetto per la raccolta della cenere, prezioso fertilizzante per l'orto.
Un mondo di abitudini e di memorie legato alla vita della gente comune è in procinto di crollare, minato alla base dalla delibera 4384 del 7 novembre 2012 votata dalla giunta regionale, un documento al quale è stato dato scarso rilievo, tenuto quasi nascosto, ma pur sempre efficace.
Per fortuna, almeno per il momento, congelato dalla crisi che è destinata a sfociare nelle nuove elezioni. Ma in agguato permane lo sfrenato proposito di rottamazione di burocrati, consulenti scientifici, presunti esperti in fatto di programmazione di «interventi per la qualità dell'aria e stato di incidenza ambientale provocato dalle particelle sospese che rientrano sotto l'etichetta delle PM10».
A sollevare il velo di inammissibile riservatezza attribuito alla delibera ci ha pensato un consigliere regionale del Lago, Dario Bianchi in quota alla Lega Nord, il quale personalmente ha intrapreso un'azione volta a contrastare il provvedimento e a rendere edotta la gente, ignara di quello che viene deciso ai piani alti del Pirellone, dove non ci sono camini, ma si assiste alla risalita delle polveri sottili provenienti dagli scappamenti delle auto e da una miriade di impianti di riscaldamento che bruciano di tutto, tranne la mitica legna da ardere.

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