on temete, vi annuncio una grande gioia: oggi è nato il Salvatore, Cristo Signore".
Questa notte ci saremo anche noi fra i pastori, fra le persone piccole e semplici, fra coloro che "senza indugio" - come ci dice il racconto evangelico - accolsero timorosi ma fiduciosi le parole dell'angelo e andarono incontro al "grande avvenimento che il Signore aveva preparato".
In questa notte santa, e anche domani e nei giorni che segneranno l'Ottava di Natale, sentiamoci chiamati a "glorificare e lodare Dio per tutto quello che abbiamo udito e visto".
È Natale carissimi amici e amiche. È Natale carissime famiglie. Facendo nostro il grido di Giovanni Battista, il quale sollecitava a "raddrizzare i sentieri impervi, a colmare le valli e appianare le montagne", abbiamo avuto a disposizione alcuni giorni per maturare un sano e liberante cammino di conversione ed essere, così, un po' meno indegni di ricevere il regalo immenso e gratuito che viene dal cuore di Dio Padre, il quale ci dona suo Figlio e, attraverso di Lui, la salvezza.
C'è una cosa che troppo spesso, e con troppa leggerezza, dimentichiamo: che Egli ci ama, di un amore sconfinato e gratuito. Un amore come non ce lo saremmo mai immaginato. E invece si è fatto presente in Gesù Cristo: da Betlemme al Calvario. Questa certezza, che è il nucleo centrale della fede cristiana, dovrebbe bastarci per renderci persone migliori, capaci di guardare agli altri con sentimenti di giustizia, fraternità, generosità senza pretese e senza ricatti. Sarebbe il primo passo per riscoprire le radici del nostro credere che, per quanto forte e temprato, chiede di essere quotidianamente riscoperto e motivato. Papa Benedetto ci ha affidato uno strumento prezioso: un intero anno dedicato alla Fede, all'opportunità di una nuova evangelizzazione anche là dove il seme del Vangelo è stato gettato, ma giace assopito …
Il cristiano dovrebbe testimoniare, con molta umiltà, questa certezza di fede, che Bonhoeffer indicava così: "I cristiani sono coloro che vivono a partire da Gesú Cristo".
Il Santo Natale può essere, dunque, l'occasione per una "ripartenza". Per contemplare la scelta di Dio, coraggiosa, scandalosa - dice san Paolo - e, per le nostre logiche, incomprensibile: Dio si fa vicino assumendo non le fattezze che più sarebbero state degne della sua persona, ovvero quelle di un re potente che tutto sa, tutto può, tutto ha, tutto pretende, tutto impone. Egli ci viene incontro per dirci che ci ama come un padre, ci chiama figli. Ci dice "siate liberi"! Si fa piccolo, fragile, povero, umile, sofferente, per condividere i limiti della nostra umanità e redimerla dal suo interno.
Abbiamo tutti un gran bisogno di redenzione. E preghiamo Dio perché con suo Figlio, e con la forza dello Spirito Santo, ci sostenga in questo cammino impegnativo e mai compiuto.
Non ci nascondiamo gli affanni, i timori e le incertezze che ci accompagnano in questo Natale. Sono tante, troppe, le persone e le famiglie in sofferenza.
Per la crisi, innanzitutto, che non vorrei si trasformasse, per molti, in un comodo "alibi" per giustificare un immobilismo che blocca anche quello che si potrebbe e dovrebbe fare. O in un'occasione per operare scelte egoistiche. Le nostre comunità, in questi mesi, hanno saputo dare una forte testimonianza di fraterna sollecitudine e concreta condivisione verso chi si è trovato ad affrontare situazioni difficili. Per questo suonano ancora più scandalose e offensive le storie di corruzione, malaffare e sprechi che quotidianamente ascoltiamo...
Intuisco poi tanta sofferenza per mancanza di pace. La pace non significa, soltanto, assenza di conflitti. La pace, quella vera, esige la capacità di sanare le incomprensioni, di evitare il clima pesante della lotta di tutti contro tutti e, come ci ricorda Benedetto XVI nel suo Messaggio per la prossima Giornata Mondiale, la Pace va costruita nella quotidianità, con una "ricca vita interiore, con riferimenti morali validi e chiari, con atteggiamenti e stili di vita appropriati, con parole e gesti che—— realizzano il bene comune e creano una cultura, un'atmosfera di rispetto e onestà". È il primo dei doni che ci vengono fatti da Gesú che nasce, annunciato dagli angeli: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra …".
Il mio augurio, carissimi, è che questo Natale possa donare a tutti questa pace, fondata sulla certezza del sentirsi amati, e manifestata in un rinnovato impegno di amore reciproco e di vita fraterna. Cerchiamo di far nostro questo dono, fermandoci a meditare davanti al presepe del Bambino Gesù!
+ Diego Coletti, vescovo
+ Diego Coletti, vescovo
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