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Venerdì 18 Gennaio 2013
Moglie e marito: pace
davanti al giudice
Cantù: separati e sulla via del divorzio, si sono riconciliati in aula
Peccato che, nel frattempo, la lite si sia trascinata nelle aule dei tribunali per quasi sette anni, con tutti i costi che ciò ha comportato per la giustizia italiana.
Nelsini Curumi, albanese di 31 anni, è giunto nel tribunale di Cantù da detenuto: sta scontando una condanna per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Ieri però doveva rispondere di ingiurie e minacce rivolte alla moglie Maria in data 3 novembre 2006.
In una lettera di fuoco, inviata dal carcere, Curumi dava della poco di buono alla compagna (che gli ha dato, fra l'altro, un figlio), e l'aveva minacciata di morte. Questo perché lei gli aveva comunicato la volontà di lasciarlo, e gli aveva detto di essersi innamorato di un altro uomo, da quale aspettava un bambino.
Curumi ha voluto parlare con il giudice. Ha ammesso di essere l'autore della lettera infamante. Ma ha spiegato di averla scritta in un momento nero della sua vita, un momento dominato dalla rabbia e dallo sconforto. «Ero depresso - ha confessato - ero in carcere, e stavo perdendo mia moglie e mio figlio».
Curumi, difeso dall'avvocato Davide Giudici, ha ribadito che si era trattato di un semplice sfogo, di un gesto d'impeto, e di non aver mai voluto realmente voluto far del male a Maria, alla quale dice di volere ancora bene. Davanti a cotanto dichiarazione d'affetto, la donna non ha voluto essere da meno e ha rimesso la querela. Dopo quasi sette anni, però.
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