La classe più buona d'Italia
Un premio in Campidoglio
E' la terza A delle scuole medie di Albavilla, i cui alunni, da anni, assistono e aiutano un compagno costretto su una sedia a rotelle. Una bella storia di vita e di speranza: «E' lui che ci ha aiutati a crescere»
Il riconoscimento, istituito con l'intento di diffondere ed esaltare la cultura dei valori etici e sociali, ha una lunga storia, ed è legato alla Giornata nazionale della bontà nella scuola.
Cinque le sezioni in Italia che potranno vantare un "tasso di bontà" tale d'accedere al premio, ma in Lombardia c'è solo Albavilla.
«Tramite il ministero della Pubblica istruzione, il premio viene assegnato alle classi che si sono distinte nella solidarietà - spiega il preside dell'istituto comprensivo, Giuliano Fontana -. Per quanto riguarda la nostra sezione, i ragazzi hanno mostrato un grande attaccamento ad un loro compagno che seguono e aiutano sia a scuola che fuori».
Un rapporto d'amicizia al di là dei limiti della disabilità: «Hanno seguito la malattia di questo alunno da quando ancora riusciva a camminare fino ad oggi, che è in carrozzina - riprende il preside -. Sempre portandogli lo zaino, coinvolgendolo in tutte le attività, e anche quando è stato in ospedale gli sono stati tutti vicinissimi. Il tutto spontaneamente, senza richieste dagli insegnanti. Di certo sono un bel esempio, è partita questa segnalazione per il premio e siamo contenti di vederli ottenere questo riconoscimento. Così, lunedì tutta la classe, io e gli insegnanti, andremo a Roma».
Si assegna nell'occasione una medaglia che fa riferimento al Presidente della Repubblica, ma Giorgio Napolitano non sarà presente: «Ci dovrebbe essere un'alta carica a consegnare ai ragazzi la medaglia della presidenza della Repubblica e un premio in denaro», conclude il preside. I ragazzini hanno preso con soddisfazione il riconoscimento, ma non ritengono di aver fatto nulla di eccezionale: «Siamo contenti e ringraziamo i prof di averci iscritto, a nostra insaputa, per questo riconoscimento - spiega uno degli alunni, Marco Gautiero -. In realtà però noi non abbiamo fatto nulla, Jonathan è un nostro amico, è lui che ci ha dato una mano spiegandoci le sue difficoltà e come comportarci, ci ha aiutato a crescere».
Una visione assolutamente innocente della malattia: «Noi cerchiamo di portagli la cartella, ci impegniamo a seguirlo quando serve - spiega Veronica Cairoli -. Perché è seduto su una sedia non è diverso da noi, è come noi, ed è un amico».
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