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Sabato 19 Gennaio 2013
Rinuncia alla vita
per regalarla a un altro
La storia di Walter, un pastore che ha rifiutato un trapianto di rene che l'avrebbe salvato: "Non ho né moglie né figli, datelo a chi ha più bisogno di me". Poco tempo dopo è spirato
Walter viveva da solo, ma senza patire la solitudine. Amici, benevolenza, riconoscimenti. Lo aveva scortato per decine d'anni la salute, poi fattasi d'improvviso riottosa a rimanergli accanto e infine risoltasi ad abbandonarlo. Ne aveva preso il posto la malattia. Una malattia seria, invalidante. Walter era costretto a scendere una volta la settimana dai pascoli alla città per sottoporsi a sedute di dialisi nell'ospedale di Domodossola. Un sacrificio triste, un calvario penoso, una croce di piombo da portare. Ma la luce sa cogliere il momento e il modo di rompere l'oscurità. Lo colse anche in questo caso.
A Walter fu prospettata la possibilità d'effettuare il trapianto del rene malato. C'era una lista d'attesa, ci si poteva iscrivere, sarebbe venuta l'ora della chiamata salvifica. E difatti quell'ora è venuta, dolce e drammatica insieme, qualche tempo fa. Non molto tempo fa. E' venuta e se n'è andata subito via, per decisione di Walter. Non ho moglie né figli, ha spiegato ai medici che gli annunziavano il prossimo innesto dell'organo sano, ed è meglio che il rene sia donato a chi ne ha più bisogno di me.
Il cuore generoso di Walter ha ceduto proprio durante la terapia. I sodali della sofferenza erano al corrente del suo proposito: della rinunzia ad avere per dare. Ne era informato anche il parroco del paese, che ha raccontato la storia solo il giorno del funerale, carezzando la bara poi condotta a spalle dagli alpini nel cimitero di Varzo. I presenti avvertivano dentro di sé un'imbarazzante piccolezza di fronte a un così grande atto d'altruismo.
La storia di Walter è per davvero una storia, e non una delle mediocri cronache della quotidianità.
Le storie, queste storie, esistono ancora. In una valle ossolana, in qualsiasi valle dove spuntino le lacrime (e non ce ne sono dove non spuntino). Ci restituiscono, queste storie, la gerarchia vera delle priorità della vita, costringono i praticanti dell'egoismo a inginocchiarsi davanti alla carità, riconducono la speranza al centro delle coscienze. Walter è morto in nome d'un valore che non figura in nessuna agenda politica, ma che continua a essere inciso -e ben individuabile da chi lo voglia vedere- nell'agenda dell'anima. Pensiamo a volte (molte volte) d'essere prigionieri degl'indifferenti e schiavi della rassegnazione, ma è un pensare presuntuosamente sbagliato: la libertà dagli uni e dall'altra non appartiene a un sogno inafferrabile, ce la insegna una realtà sorprendente solo all'occhio non abituato a leggerla come si deve.
Max Lodi
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