I conti in tasca alla gestione
della pesca nel Comasco
Guglielmetti (Adps) spiega l'uso delle somme derivanti dagli obblighi introdotti dopo la presa in carico delle acque per l'attività dilettantistica
Torniamo un attimo all'obbligatorietà della tessera Fipsas. «Posto che il costo è di 27 euro, 13 fanno capo all'Adps, con i quali vengono coperte tutte le spese di struttura; il tutto sempre verificabile dai bilanci annuali dell'Associazione, che sono pubblici. Dei 14 euro rimanenti, circa la metà viene utilizzata per il canone di affitto della Riserva Celesia e per la copertura assicurativa di ogni singolo associato. Il rimanente va alla sede nazionale per finanziare gli oneri di gestione di tutte le acque nazionali Fipsas, cui si può accedere con la tessera rilasciata in provincia di Como dall'Adps».
E il costo dei permessi? «Il ricavato del rilascio dei permessi di tipo A e B è destinato agli oneri di gestione ittica. Un elenco sintetico di questi oneri potrebbe essere: oneri di gestione dell'incubatoio ittico di Valmorea (due ittiologi e quattro volontari, più i costi di materiali, attrezzature e mangimi), attività ittiogeniche (posa di fascine, alberelli e gabbioni, censimenti fauna ittica, recupero fauna ittica in caso di asciutte, monitoraggio subacqueo, ripopolamenti - con materiale acquistato, tipo lucci e anguille, ma soprattutto con trote e salmerini provenienti dall'incubatoio di Valmorea - e vigilanza attraverso un corpo di guardapesca volontari, attualmente quindici. E inoltre i costi delle attività didattiche (piccoli documentari, scolaresche all'incubatoio e corsi di pesca) e divulgative (rivista semestrale per informare gli iscritti)».
«Se tutto va bene, questi oneri potranno essere coperti su una previsione di rilascio di circa duemila permessi di tipo A e mille di tipo B, più alcune centinaia di permessi giornalieri» - conclude Guglielmetti - «Altrimenti tutto finirà il 31 dicembre».
Giovanni Maccarrone
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