Al Sociale vince il pop
del vecchio Battiato

Piace il nuovo album ma sono i pezzi degli anni Ottanta a suscitare l'ovazione del pubblico comasco

COMO Forse non c'era "un vento a trenta gradi sotto zero" ieri (mercoledì) sera a Como, ma la morsa del freddo si è fatta sentire non poco. Nulla, però, poteva tenere lontano dal Teatro Sociale, tutto esaurito, i fan di Franco Battiato: mentre si avvicinavano a piazza Verdi, spazzati dalla pioggia gelata, sembravano tanti pellegrini che accorrevano ad assistere a un sermone del Vecchio della Montagna.
L'artista non si smentisce: se il titolo del suo ultimo album, "Apriti Sesamo", richiama come prima cosa alla mente Alì Babà, eccolo cantare e incantare assiso su un prezioso tappeto persiano mentre alle spalle sue e dei musicisti la scenografia ha i colori cangianti del disco.
Breve, ma intenso, come quasi tutte le opere del maestro, il cd fa la parte del leone nella prima parte di un'esibizione da grande intensità. Merito di una band compatta che schiera Carlo Guaitoli (pianoforte), Angelo Privitera (tastiere e programmazione), Davide Ferrario (chitarra, che ha aperto la serata con tre sue canzoni), Andrea Torresani (basso) e Giordano Colombo (batteria) oltre a Simon Tong, chitarrista che ha militato per tanti anni nei Verve, la band inglese che spopolò con una "Bittersweet symphony" rigogliosa di archi.
Anche qui non mancavano grazie al Nuovo Quartetto Italiano di Alessandro Simoncini (primo violino),  Luigi Mazza (secondo violino), Demetrio Comuzzi (viola) e Luca Simoncini (violoncello).
Dopo anni trascorsi a rileggere il repertorio altrui (con i tre volumi di "Fleurs") e il proprio (con "Inneres Auge"), disimpegnandosi come regista cinematografico di opere difficili, come compositore neoclassico per l'opera "Telesio", perfino come amministratore nel controverso ruolo di assessore regionale per la sua amatissima Sicilia, "Apriti Sesamo" ha rappresentato l'atteso ritorno alla canzone pop (naturalmente colta). Battiato, è evidente, lo ama tantissimo, e lo propone come una suite nella prima parte: quindi "Un irresistibile richiamo", "Testamento", "Quand'ero giovane", "Eri con me", "Passacaglia", "La polvere del branco", "Caliti Junku", "Aurora" e "Il serpente" non temono di scontentare i presenti che, sicuramente, hanno ascoltato questi brani recenti, ma che volevano anche abbandonarsi alle note e alle parole de "La cura", di "Bandiera bianca", de "L'era del cinghiale bianco" e "Voglio vederti danzare".
Per quelle c'è una seconda parte in cui Battiato ci ricorda perché lo amiamo così tanto.
Se piacciono le canzoni scritte negli ultimi anni, collaborando per i testi con Manlio Sgalambro, quando non ne affida al filosofo la stesura integrale, per il grosso del pubblico Franco è quello delle "serenate all'istituto magistrale nell'ora di ginnastica o di religione", quello che "si mette gli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero", quello che "un giorno sulla prospettiva Nevski per caso vi incontrai Igor Stravinsky" mentre c'era "un vento a trenta gradi sotto zero".
Alessio Brunialti

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