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Venerdì 08 Marzo 2013
"Niente quota rosa
Sul lavoro basta il talento"
Le donne dell'economia comasca coltivano i propri obiettivi senza avvitarsi sulle questioni di genere, ma pronte a difendersi non appena uno sguardo pregiudiziale maschile insidia posizioni conquistate col merito
«Chiunque - dice Annarita Polacchini, Ad di Asf Autolinee, 500 dipendenti - deve poter ricorrere alle proprie caratteristiche intellettuali, professionali o relazionali per esprimere le proprie attitudini. In un mondo perfetto non dovrebbero esserci quote rosa, ma solo di merito, anche se oggi l'intera società ha bisogno che le donne utilizzino anche questo strumento».
Polacchini deve difendere la propria autonomia decisionale ai vertici di una
società pubblico-privata, già di per sé complessa, e nominata dal socio privato di minoranza: «Sì - dice - è una situazione complessa, ma anche per questo interessante. Nella parte pubblica ho trovato un confronto molto sereno». Su come i suoi funzionari vivano il fatto di avere un capo donna semplifica: «Hanno un capo donna, e basta».
«Non festeggio l'8 marzo perché ritengo deplorevoli le feste organizzate per l'occasione - sostiene Ines Malacrida, maestra elementare -. Al posto di valorizzare la donna, la ridicolizzano. Continuano a persistere ostacoli velati al raggiungimento di una vera parità». Anche Daniela Molteni, insegnante, ne è convinta: «Nessuna festa, perché le serate organizzate sono di basso livello e prive di contenuti. Credo sia importante riflettere sul percorso fatto in questi anni. Auspico, per il futuro, una maggiore collaborazione tra le donne, che ancora non esiste».
«Oggi si considerano acquisiti diritti che, in molte parti di mondo, sono ancora sconosciuti - afferma Giovanna Colombo, bibliotecaria -. Bisogna investire su un cambio di cultura che riconosca il doppio lavoro della donna e le offra l'opportunità di esprimere al meglio le proprie qualità. Non sono le quote rosa a farne emergere il valore. Bisogna lavorare per permettere al mondo femminile di avere opportunità uguali a quelle maschili».
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