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Lunedì 11 Marzo 2013
«Futuro della Val Cavargna?
Fondersi con Carlazzo»
All'incontro pubblico con i sindaci di Cavargna (246 persone), San Nazzaro (338) e San Bartolomeo (1048) il primo cittadino rifiuta l'idea di semplici convenzioni o unioni. <Andiamo tutti con il paese a fondo valle, faremo il bene della Cavargna procurando risorse e sviluppo>
Sala gremita, a San Bartolomeo, in occasione dell'assemblea sul tema della fusioni dei Comuni e delle sorti della Val Cavargna. L'orientamento di Cusino (236 abitanti) di fondersi con Carlazzo, 2971 abitanti, primo paese a valle, è stato ufficializzato dal sindaco Igor Curti, a dispetto di una platea per nulla favorevole a un simile presa di posizione. Contro, nei giorni scorsi, si era schierato perfino il parroco, don Giuseppe Pediglieri, che come molti fedeli preferirebbe una Val Cavargna unita.
«Siamo il Comune più piccolo della Valle e, più degli altri, risentiamo delle ristrettezze economiche di questa fase di crisi. Senza contare gli incentivi statali previsti per gli accorpamenti, con la fusione abbiamo valutato un risparmio di base di 70/80 mila euro annui per il Comune. Lo scopo è quello di garantire, in futuro, lo sviluppo della Valle, in senso turistico e sociale, al fine di frenare il suo spopolamento. Non intendiamo svendere il paese - ha aggiunto il primo cittadino in risposta a considerazioni emerse fra il pubblico - e nemmeno erigere un muro che ci separi dalla Valle. L'eventuale fusione con Carlazzo, per la quale intendiamo chiedere uno studio di fattibilità all'Anci, riguarderà l'amministrazione del paese, non la sua identità o appartenenza a un determinato territorio».
Moreno Bonardi, Stefano Rossi e Gavino Fiori, sindaci di San Bartolomeo , San Nazzaro e Cavargna, hanno ribadito la volontà di intraprendere, per il momento, un progetto di unione (e non fusione, che prevede un solo sindaco e molti meno doppioni) fra i tre paesi.
Oltre alle tre soluzioni pressoché imposte dallo Stato per i piccoli Comuni - unione e fusione - secondo l'ex presidente della comunità Alpi Lepontine Marco Mazza ci sarebbe una terza soluzione che potrebbe preservare l'unità della Valle: «Suggerisco ai sindaci di presentare in Regione uno studio della peculiarità della Cavargna, sottolineando, in modo particolare, l'importanza dei presidi montani, al fine di scongiurare l'obbligo di fusione».
C'è anche chi non identifica il bene della Cavargna con lo sviluppo auspicato dal sindaco di Cusino: «A mio avviso la Valle deve rimanere com'è - ha dichiarato Francesco Curti capogruppo di minoranza nello stesso Comune - . Abbiamo sufficienti strutture ricettive e sociali e si tratta solo di mantenere quanto esiste». Se fusione dev'essere, in ogni caso, occorre il coinvolgimento dell'intera Valle: questa l'opinione unanime espressa dall'assemblea. Per far fronte alle ristrettezze, più d'un cittadino ha suggerito di ricorrere a forme di volontariato al fine di aiutare gli enti locali a contenere le spese, a patto di mantenere l'unità della Cavargna.
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