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Sabato 16 Marzo 2013
A Lugano Van De Sfroos
canterà per Regazzoni
Il 23 aprile in una data del "Teritoritur" raccoglierà fondi per la paraplegia. «Clay Regazzoni era il mio idolo»
Una battaglia che Regazzoni aveva portato avanti con forza e grinta dopo l'incidente di Long Beach 1980 che lo aveva inchiodato su una sedia e rotelle. E che adesso, dopo la sua scomparsa in seguito a un incidente stradale nel 2006, portano avanti la figlia Alessia e la vedova Maria Pia.
La presentazione del concerto è avvenuta all'interno del Memorial Room, il museo che Alessia e sua mamma hanno allestito nel quartiere di Pregassona, ricco di foto, video e memorabilia di Clay. La sorpresa è stata scoprire un Van De Sfroos appassionato di F.1. Anzi, proprio di Clay. «Era il mio idolo. Avevo 10 anni, mi aveva colpito la sonorità del suo nome. Come Jacky Ickx o James Hunt. Di più. Per me Clay Regazzoni era come un Al Pacino, un Al Capone, un Lucky Luciano... Pensavo fosse americano. Quando scoprii che stava a due passi da me, rimasi choccato. Quando giocavo con i miei amici con le automobiline di F.1, io facevo sempre lui. Avevo la croce svizzera sulla bicicletta e avevo ritagliato un suo poster su cartoncino. Non mi perdevo un Gp. Quei baffi sapevano di mito, come quelli di Yanez. Un pilota di F.1 nelle mie canzoni? Un giorno magari ci sarà. E sarà Clay. Ma il Sugamara già ci si avvicina».
Davide, ieri, era rapito dal Museo: «Clay l'ho conosciuto nel 2000, a Mendrisio. Lo premiavano come sportivo ticinese del secolo. Gli raccontai la mia infanzia nel suo nome, e lui rise molto». Gli eroi della F.1 sotto casa: «Abbate li ospitava spesso, nel cantiere di Tremezzo sotto casa mia. Andavo al bar e vedevo Andretti, Fittipaldi, Villeneuve. Ma io cercavo Regazzoni, e non veniva mai...».
Ora avrà la possibilità di chiudere il cerchio. Il concerto, al Palazzo dei Congressi di Lugano, avverrà mentre alle sue spalle scorreranno le immagini di Clay Regazzoni in corsa.
«Era un gladiatore, come nel calcio potevano essere un Gullit, un Nedved: gente dai principi sani, amata oltre il risultato sportivo, ma per i comportamenti». Insomma, una scoperta questa vena motoristica di Davide: «Ma quando mio padre mi disse: o il motorino o lo stereo, io non ebbi dubbi. Scelsi lo stereo. E la mia vita prese la sua strada».
Con la chitarra in mano. E i baffi di Regazzoni sul poster in camera.
Nicola Nenci
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