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Mercoledì 20 Marzo 2013
La Ratti batte la crisi
Non la burocrazia
Un 2012 che si è chiuso con una crescita dei ricavi per la Ratti e un 2013 «partito molto bene. La denuncia: vogliamo investire ma le normative ci ostacolano»
A parlare Sergio Tamborini, l'amministratore delegato del gruppo Marzotto. Che conferma un passo più positivo del tessile, rispetto ad altri settori, ma non nasconde i problemi. E non si parla della crisi, bensì della burocrazia. Che a volte rende difficile, se non impossibile investire.
Il consiglio di amministrazione di Ratti spa, società leader nella creazione, produzione e distribuzione di tessuti di alta gamma a livello internazionale, ha approvato il progetto di bilancio di esercizio e consolidato 2012.
I numeri danno risposte soddisfacenti, visto che emerge una crescita dei ricavi a doppia cifra. Il fatturato con cui si chiude il 2012 è di 103,4 milioni di euro: l'anno precedente era stato di 90,7 milioni.
Nell'analisi dei tipi di prodotti, spicca come crescita più marcata il settore uomo, che registra una variazione del 22%.
<+tondo>Ma la regina resta la moda donna: il 2012 si è chiuso con un fatturato di 51 milioni di euro, contro i 45 dell'anno precedente. Un'azienda che punta sempre più verso il mondo: si parte dall'Europa, però l'attenzione va a ogni continente, con una crescita costante.
Alle spalle un anno di incertezza, specialmente nell'eurozona, in cui però il gruppo Ratti «ha proseguito la propria strategia di espansione, supportata dall'inserimento negli organici di nuove risorse in ambito commerciale, creativo e di sviluppo prodotto, oltre che da significativi investimenti in tecnologia e innovazione».
Lo sguardo si spinge avanti per il gruppo - che dà lavoro a 561 dipendenti - e individua un permanere di scenari difficilmente prevedibili per il tessile e in particolare per il comparto serico. Che però non scoraggiano: «Piuttosto, questi elementi rendono indispensabili un continuo monitoraggio della situazione dei mercati, considerate le specificità di ciascuna area geografica». E comunque il gruppo ha visto un avvio dell'anno con un portafoglio ordini superiore al primo gennaio 2012.
Anche se poi, ribadisce Tamborini, i dati positivi dei primi due mesi del 2013 sono da leggere con prudenza, alla luce delle ultime settimane. E l'Italia c'entra relativamente, quando un'azienda lavora con tutto il mondo: «I problemi italiani sono insignificanti per il nostro business. Ma ad esempio quanto accade in Cina dev'essere oggetto di riflessioni».
La risposta del tessile lariano è la continua attenzione alla ricerca e all'innovazione. Che peraltro è nel Dna delle imprese del territorio.
<Ma a volte più della crisi sembra dire la sua la burocrazia. Un esempio? «Noi vogliamo investire e lo facciamo - spiega Tamborini - Poi però ci troviamo a dover rialzare un capannone, muovere un tetto insomma. E non riusciamo perché una legge regionale vieta ai Comuni che non hanno adottato il Pgt di rilasciare il permesso di ricostruire».
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