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Venerdì 22 Marzo 2013
Fucile a canne mozze
Ma non è reato
Il giudice assolve un cacciatore per una modifica che risale al 1974
La modifica non ha potenziato l'arma né l'ha resa più facile da nascondere
MARIANO Sì, è vero: aveva modificato il suo fucile da caccia. Ma non in maniera tale da trasformarlo in una micidiale lupara.
Ieri mattina Valerio Burgio, 64 anni di Mariano Comense, è stato assolto «perché il fatto non è previsto come reato» dal giudice Ferdinando Buatier De Mongeot. Il pm d'udienza Nicola Ronzoni aveva invece chiesto che il reato, che sarebbe stato commesso nel 1974, venisse dichiarato estinto per prescrizione.
Ma i guai per Burgio non sono finiti. Perché il giudice, su richiesta del pm, ha trasmesso gli atti in procura perchè si indaghi sul reato di omessa custodia dell'arma.
Il fucile da caccia venne danneggiato dallo stesso Burgio: all'epoca, quasi quarant'anni fa, era un cacciatore piuttosto inesperto, e durante un'uscita nei boschi in cerca di selvaggina cadde malamente per terra insieme al fucile, piegando l'estremità della carabina calibro dodici. Per poterla utilizzare di nuovo, Burgio ne accorciò la canna di una decina di centimetri e tagliò anche parte del calciolo. Ma la modifica, come ha notato l'avvocato difensore nella sua arringa, non ha aumentato la potenza di fuoco dell'arma, tramutandola ad esempio in un "canne mozze", e nemmeno ha reso più semplice nasconderla sotto le vesti o dentro una borsa (il fucile, anche se "amputato", resta comunque lungo più di un metro).
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