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Venerdì 19 Aprile 2013
«Picchiato e rapinato
perché omosessuale»
L'aggressione a Vighizzolo, in un parcheggio vicino alla chiesa
La vittima era stata adescata su un social network da un ragazzo
CANTU' È stato attirato nella trappola con la promessa di un incontro clandestino. E a Vighizzolo, a due passi dalla chiesa, è stato malmenato e derubato.
Il protagonista della notte da incubo si chiama Nicola Bertoglio. Gay dichiarato, ha 38 anni, abita a Milano e lavora come bancario, anche se la sua grande passione è la fotografia.
Mercoledì sera è rimasto vittima di una brutale aggressione. Una rapina con venature omofobe se è vero che, come ha dichiarato nella denuncia ai carabinieri, i suoi aguzzini mentre lo picchiavano urlavano: «Noi siamo mussulmani, non siamo froci: dacci tutto quello che hai».
«Ma quello che più mi amareggia - confida il giorno dopo - è che anche io gridavo e chiedevo aiuto... Ma nessuno è venuto a soccorrermi».
Bertoglio aveva conosciuto l'esca una decina di giorni fa grazie a un social network. I due si erano poi tenuti in contatto con Skype e con il telefono: «Lui mi ha detto di avere 19 anni e di essere interessato a conoscere il sesso omosessuale. Diceva di essere di Como, che suo padre era turco e sua mamma rumena, e che dopo aver litigato con la famiglia viveva con la nonna a Cantù. Mi ha raccontato molte cose di sé. Ad esempio, che era stato fra i pulcini dell'Inter e che ancora adesso giocava a calcio in una squadra di Como».
Il giovane ha dato appuntamento a Bertoglio alle 21.30 davanti all'ospedale di Cantù. Poi con l'auto del bancario si sono trasferiti a Vighizzolo. Lì, in un parcheggio vicino alla chiesa, sono stati avvicinati da un extracomunitario dalla carnagione olivastra e dai tratti mediorientali o nordafricani. Che, dopo aver chiesto al ragazzo una sigaretta e dopo aver ricevuto un rifiuto, si è allontanato. «Con il senno - afferma Bertoglio - probabilmente quello era un incontro concordato».
Il bancario e il diciannovenne si sono spostati in un altro parcheggio più illuminato. Sono usciti dall'auto per chiacchierare. E lì sono stati di nuovo raggiunti dallo straniero: «Ho capito che c'era qualcosa che non andava e ho cercato di tornare nella macchina, ma il ragazzo si è messo davanti alla portiera per bloccarmi». Spinto a terra, Bertoglio è stato picchiato e quasi soffocato da un braccio attorno al collo. Gli hanno portato via il portafogli e l'I-Phone. «Mi hanno detto che se avessi parlato mi avrebbero ucciso - prosegue - Poi se ne sono andati come se niente fosse. Io li ho inseguiti per un po' in auto, ma loro mi hanno tirato un grosso sasso e poi si sono messi a correre, dileguandosi. È incredibile che nessuno abbia sentito nulla».
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