Elio trasforma il Sociale
nell'Ariston della satira

Successo al Sociale di Elio e le Storie Tese. Un colpo d'occhio immediatamente disintegrato dal costume da "Super Giovane" di Mangoni che ha dato il "la" a quasi due ore di performance. Sul palco anche Fabio Treves

COMO Elio e le Storie Tese hanno espugnato il Teatro Sociale - strapieno, tra i fan anche il sindaco Mario Lucini - con un concerto memorabile che ieri sera ha visto la band milanese, ben consapevole del paludato contesto, raggiungere il palcoscenico con impeccabili mise da orchestrali. Un colpo d'occhio immediatamente disintegrato dal costume da "Super Giovane" di Mangoni che ha dato il "la" a quasi due ore di performance.
Mangoni è stato mattatore quanto Elio ed è spettato a lui condurre un mini Festival di Sanremo applaudito da un Sociale praticamente soldi out. Uno show già bene rodato, impreziosito da una sorpresa, cioè la presenza estemporanea dell'amico Fabio Treves.
L'attesa per questa incursione comasca era stata intensificata dalla polemica a distanza con Davide Van De Sfroos, citato nel singolo "Complesso del primo maggio":l'esibizione della  canzone ormai cult è arrivata verso le 22, quando il clima era ormai caldissimo. Non una parola di polemica. Del resto, il cantautore laghée, proprio al Sociale, aveva detto di essere divertito e onorato e sabato sera, a Varese, aveva addirittura consigliato al pubblico di non perdersi il concerto degli Elii.
Comunque, è difficile criticare Elio e le Storie Tese perché, a voler ben vedere (e, soprattutto, ascoltare) sono loro per primi critici musicali che spernacchiano i cliché altrui riducendoli ai minimi termini, evidenziandone i punti deboli e confezionando il tutto con una perizia impareggiabile. Insomma: per attaccare devi essere inattaccabile.
Così, dopo avere dedicato il tour di "Gattini" alla riproposta dei classici, in questo caso hanno potuto permettersi di anticipare una bella fetta dell'"Album biango" che arriverà nei negozi il prossimo 7 maggio. Ecco l'occasione di ascoltare meglio "Dannati forever", bocciata frettolosamente a Sanremo e meritevole di maggiore attenzione.
Quella che non manca a "La canzone mononota", che è già un classico. Chi li paragona a Frank Zappa si concentra, probabilmente, più sui testi allegramente osceni: basta ascoltare "Cara ti amo" adattata ai tempi dello stalking o "Il vitello dai piedi di balsa". Ma un riferimento sicuro risiede anche nel rock progressivo nostrano degli anni Settanta così un brano è dedicato alla band più eclettica di quell'era: "Come gli Area". Se suonare come Demetrio Stratos e compagni è un traguardo invidiabile, "Il ritmo della sala prove" racconta il punto di partenza di qualsiasi musicista rock.
Spaziando dalla cavatina di Figaro (a Elio interessano maggiormente le prime due sillabe del nome) dal "Barbiere di Siviglia" alle leggende metropolitane di "Mio cuggino", il gruppo termina, come sempre, con "Tapparella" che ricorda lo scomparso compagno Feiez mentre la folla esclama «Forza panino!». Non può succedere in nessun altro concerto.
Alessio Brunialti

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