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Lunedì 29 Aprile 2013
Como: calciatore di 9 anni
stroncato dalla meningite
Jack aveva vinto un tumore al cervello, tre anni fa. Poi si era ripreso, aveva indossato la tuta dell'Us Tavernola ed era tornato a giocare a pallone con la classe 2003 dei Pulcini. Martedì l'ultimo allenamento, sabato il morbo fulminante
Sabato Giacomo Leoni, Jack per gli amici, è stato colpito da una meningite pneumococcica fulminante. È morto ieri mattina alle 4 all'ospedale Una tragedia per la mamma Ilaria Franzoso, il papà Ermanno e i fratellini Sofia e Lorenzo. Un enorme dolore per tutti i parenti che a Tavernola sono conosciuti e stimati, come il nonno, Tolmino Franzoso, già presidente della Circoscrizione 8 e ora presidente del Corpo musicale San Bartolomeo nelle Vigne di Tavernola.
Distrutta la zia Laura Franzoso moglie del consigliere comunale Giorgio Selis; nei necrologi scrivono: «Questa prova è stata troppo dura anche per il tuo coraggio e per la tua voglia di vivere. Ora ci piace pensarti impegnato a sciare tra le immense cime del Paradiso». Da questa famiglia, impegnata nel sociale, in politica, in parrocchia, nel mondo dell'associazionismo e del volontariato, Jack aveva ereditato la voglia di fare, di esserci, di partecipare, di amare la vita e non arrendersi mai. A nove anni aveva già vinto un premio: l'anno scorso, a Villa Olmo, per meriti sportivi. Sorridente, con gli altri due bambini premiati, i dirigenti del Tavernola, l'assessore Luigi Cavadini.
Salvatore Scarlata, direttore sportivo del gruppo giovanile, ricorda così Giacomo: «Quando mi hanno detto che era morto, per è stato come se una gighiottina mi fosse caduta addosso. Era un bambino solare, aveva tanta voglia di vivere. Sorrideva sempre. Era sempre in prima fila e in campo era combattivo». Giacomo era un centrocampista. «È stato con noi fino a martedì scorso a fare gli allenamenti - dice Scarlatta -. Giochiamo con il lutto al braccio e giocheremo sempre con il lutto al braccio per ricordare Jack, perché per noi era Jack, il nostro Jack». Di lui il suo allenatore Ruggiero scrive: «Ora ti farai disfare i nodi delle scarpe dagli angeli e non più da me».
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