Ragazzi Down e lavoro
Un miracolo non basta

Il presidente dell'associazione canturina Down.Verso racconta l'assunzione di suo figlio in un ristorante di Como, avvenuta dopo una selezione. 

Cantù «Quando il ristoratore ci ha contattato per avviare al lavoro uno dei nostri ragazzi Down siamo rimasti spiazzati, non c'era mai capitato. Abbiamo persino sospettato che dietro la proposta si nascondesse qualcosa di poco chiaro».
Roberto Esposito, presidente dell'associazione Down.Verso, con sede a Vighizzolo, svela quasi imbarazzato che il giovane assunto a Como è suo figlio Andrea, di 22 anni.

 «Abbiamo mandato tre ragazzi in prova - racconta Roberto Esposito - ma nessuno ha segnalato che uno era il figlio del "presidente". Come ha detto poi al vostro giornale il titolare del ristorante, Jonathan Cortesi, la scelta è caduta su mio figlio». 

«Uno dei principali obiettivi della nostra associazione è di rendere il più possibile autonomi i ragazzi con sindrome di Down. E spesso, quando sono lasciati soli stupiscono anche noi, con i loro pensieri, con la loro voglia di fare». «Purtroppo i pregiudizi sono ancora tanti. Infatti per i nostri ragazzi  non ci sono sbocchi lavorativi. Quello che è accaduto a mio figlio ha del miracoloso».

L'associazione Down.Verso raccoglie una sessantina di famiglie con ragazzi Down, residenti in provincia di Como. «Lavoro? In passato c'è stata qualche occasione di usufruire di borse lavoro, ma terminato il periodo concordato tutti i ragazzi sono stati lasciati a casa. Purtroppo molti pensano che un ragazzo Down non sia in grado di svolgere compiti a contatto con il pubblico - conclude Esposito - figuriamoci un lavoro. Invece possono dare molto, in relazione alle proprie capacità. Speriamo che le orme del ristoratore comasco vengano seguite da altri».

Leggi l'articolo completo su La Provincia di martedì 30 aprile
Il sito dell'associazione Down.Verso

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