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Lunedì 02 Febbraio 2009
«La Pliniana, grande occasione persa»
Tra le 10 ville piu’ famose del mondo. Pandakovic: «Formidabile attrazione turistica, ha sbagliato il Fai a non acquisirla». Restauri a rilento
La Pliniana, ovvero «una delle dieci ville più famose del mondo», ma anche «una grande occasione persa per il Fai e per il sistema turistico del lago di Como». Lo sostiene Darko Pandakovic, docente di architettura del paesaggio al Politecnico di Milano e coordinatore del corso sulla tutela e valorizzazione del paesaggio lariano, partito nei giorni scorsi alla Scuola di alta formazione del Grumello.
Passando in battello con i corsisti davanti al cinquecentesco monumento tornasco, è giocoforza fermarsi per commentare l’intervento di restauro, che comincia a dare risultati ben visibili, e svelare alcuni retroscena. «Se entri in un negozio di stampe antiche a Londra - dice Pandakovic per far capire quanto sia nota la villa anche all’estero - puoi star certo che ne troverai almeno una della Pliniana». Proprio in virtù di questa fama, il professore ritiene che «il Fai, che pure è un’associazione che stimo e con la quale spesso collaboro, abbia perso un’occasione storica, dicendo no alla donazione della Pliniana, perché non aveva la dote». I fatti, ormai, risalgono a quasi dieci anni fa, quando <La Provincia> fece un’inchiesta a puntate sullo stato di degrado della celebre villa e sulle ipotesi di recupero. Si fece avanti anche il Fondo per l’ambiente italiano, dettando quattro condizioni per prendersi cura della villa, tra le quali, oltre alla cessione a titolo gratuito, anche una dote di almeno 5 miliardi di lire per poterla mantenere. Richieste che i proprietari - la famiglia Ottolenghi di Bologna, che peraltro figura tra i soci fondatori del Fai - ritenne «troppo onerose». «Così è sfumata una irripetibile opportunità di sviluppo del turismo sul lago di Como - afferma Pandakovic -. La Pliniana avrebbe costituito un secondo polo attrattivo, assieme al Balbi anello già del fai. E avere due luoghi del genere da visitare, vuol dire, per i turisti, essere motivati a fermarsi di più sul lago di Como». Perciò, il rammarico di Pandakovic non è dettato soltanto dall’atteggiamento tenuto a suo tempo dal Fai, ma anche dall’inerzia degli enti territoriali, che a suo parere avrebbero dovuto attivarsi per sostenere la donazione della Pliniana al Fondo per l’ambiente.
Sfumata la cessione al Fai, i proprietari si attivarono per mettere in sicurezza la villa e recuperare l’intero compendio, compresi gli altri immobili presenti nel parco, ad uso abitativo, come appartamenti di lusso. Sul lento e complesso restauro si è soffermato, durante il sopralluogo della Scuola di Como, l’architetto Angelo Dal Sasso, che come componente della commissione paesistica del Comune di Torno ha avuto modo di seguire l’intervento da vicino. «Con grande sensibilità e passione - sottolinea - gli Ottolenghi stanno recuperando la villa e il parco, con l’impegno a rendere disponibili i saloni nobili per eventi privati, come i matrimoni, ma anche per alcune iniziative pubbliche». Dopo la lode, arriva anche qualche critica. «Tutto bene fino al consolidamento delle fondamenta nell’acqua, al rifacimento del tetto e agli abbaini nuovi, ma il colore della facciata è troppo uniforme fino al lago - nota Dal Sasso - e la decorazione ricostruita in maniera impulsiva sul lato sud è una vera porcheria. La soprintendenza se ne è lamentata e il direttore dei lavori si è giustificato dicendo che è scappata la mano al pittore».
È stato, invece, evitato in extremis un possibile danno ben più grave. «A monte - dice Dal Sasso - è stato allargato l’accesso pedonale dalla statale Lariana per renderlo carrabile. Ed è arrivato in commissione il progetto di un sistema interrato di scale, ascensori e bagni di sevizio alle spalle della villa, collegato alla medesima attraverso un tunnel». A far saltare sulla sedia l’architetto è stata «un’uscita prevista a 80 centimetri dal torrentello generato dalla sorgente sifonata, che fu studiata da Plinio e da Leonardo e in funzione della quale è stata costruita la villa». Ovvio che «se questa sorgente si dovesse interrompere si perderebbe un elemento fondamentale di tutto il lago». Interpellato un geologo, per lettera ha risposto che «non vedeva problemi a scavare un tunnel di 30 metri, perché l’origine della sorgente sarebbe lontana». «Ma nel sopralluogo sul posto si è tirato indietro. Tutto è lasciato al buon senso del progettista, del proprietario e al caso - osserva Dal Sasso -: se non ci fossimo impuntati in commissione, la sorgente avrebbe corso un serio rischio». Fortunatamente «la proprietà si è resa disponibile a spostare ascensore e tunnel di alcuni metri in un nuovo progetto, appena approvato».
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