L'ebreo fuggito nel 1943
ritrova il suo salvatore

Solzago: Lucio Pardo ha voluto incontrare di nuovo che lo aiutò a scappare in Svizzera

TAVERNERIO Un incontro tra i due, almeno nel senso fisico del termine, ancora non c’è stato. Si sono però sentiti telefonicamente, rinverdendo un ricordo che affonda le sue radici nel lontano 1943, quando una famiglia ebrea che viveva a Bologna, i Pardo, si trasferì in tutta fretta a Como per sfuggire alle rappresaglie naziste in corso nel capoluogo emiliano. Lucio, all’epoca poco più di un bambino, riparò assieme al padre, alla madre Iris Volli e alla sorellina a Solzago di Tavernerio, ospite della casa di caccia di un amico del cognato. Lì i quattro passarono diversi mesi, finché non si presentò loro l’opportunità di fuggire oltre confine, in Svizzera. Una delle tante storie di persecuzioni ai danni del popolo ebreo, che sarebbe forse rimasta nascosta nei meandri delle menti del protagonisti se il bimbo di allora, appunto Lucio, futuro ingegnere e per anni - dal 1999 al 2005 - presidente della Comunità ebraica di Bologna, non avesse deciso di ringraziare coloro che, oltre 65 anni prima, si erano premurati di salvarlo dalle periodiche retate che le truppe tedesche compivano anche nel Comasco. Di quella famiglia, i Reynaud, in paese ci sono ancora i discendenti. A rammentare ancora oggi quella vicenda, però, non sono tanto i nipoti di Tavernerio quanto un anziano zio, Giorgio, che attualmente vive a Padova. «Non penso che all’epoca facemmo qualcosa di straordinario, né che abbiamo salvato alcuno. Fu una situazione normale, anche perché qui c’erano tantissimi sfollati», spiega oggi. Ma quelle attenzioni, quei gesti apparentemente normali, ma poi forse non troppo visti i venti che all’epoca spiravano, sono rimasti scolpiti indelebilmente in Lucio che, una decina di giorni fa, si è rivolto proprio al quotidiano «La Provincia» per raccontare la sua storia e per risalire ai protagonisti di quei giorni. Obiettivo, ringraziare a oltre sessant’anni di distanza; un passo quasi istintivo quando, dopo avere maturato la consapevolezza storica di quanto sarebbe potuto accadere allora, la riconoscenza sopravanza tutto e tutti.

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