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Domenica 22 Febbraio 2009
"Il segreto bancario?
Destinato a scomparire"
Gli Stati Uniti incrinano la storica riservatezza delle banche elvetiche. Il comandante provinciale della finanza: "La Svizzera dovrà aprire i suoi conti"
S’ode scricchiolare, oltre frontiera. Il rumore sinistro arriva dal ben noto segreto sui conti corrente degli istituti della Confederazione. A suscitare apprensione in Svizzera e tra i clienti delle sue banche è il caso Ubs-Usa. La banca d’affari rossocrociata, nei giorni scorsi, è stata letteralmente costretta a consegnare i nomi di 300 suoi clienti statunitensi, accusati di frode fiscale, alle autorità di Washington, le quali avevano minacciato l’istituto di credito di una procedura penale dalle conseguenze disastrose in caso di inadempienza. In Svizzera questa deroga del segreto bancario, a cui ha fatto seguito un’ulteriore richiesta di informazioni da parte degli Usa su ben 52mila nomi sospettati di evasione o di frode fiscale, e la pretesa di un uguale trattamento da parte dell’Unione Europea, ha innescato un dibattito infuocato. Al centro del quale i politici di Berna, compatti, hanno fatto cerchio attorno all’esigenza di mantenere la riservatezza sui correntisti delle banche elvetiche.
«In realtà - commenta il colonnello Mecarelli - la Svizzera apre i suoi conti in tutte quelle inchieste per riciclaggio e da qualche anno anche per frode fiscale. Grazie a questa collaborazione noi abbiamo qualche strumento in più per indagare. Faccio un esempio: chi emette fatture false commette frode fiscale. E su queste persone noi abbiamo la possibilità di lavorare, grazie alle rogatorie con la Svizzera che garantisce sempre un’ottima collaborazione. Certo: sul fronte dell’evasione fiscale le banche mantengono la chiusura».
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