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Martedì 24 Febbraio 2009
Disoccupati e senza futuro a 50 anni
L’allarme Caritas: «Età critica, sono loro le vittime principali della crisi. Le istituzioni ci aiutino»
Per questo il mondo del volontariato e quello dell’associazionismo stanno organizzando una sorta di task force. Allo stesso tempo, lanciano un appello alle amministrazioni pubbliche: «Servono iniziative concrete. Bisogna creare chance occupazionali, mettere a disposizione case con canoni d’affitto accessibili e calmierare i prezzi dei generi di prima necessità». Quello che emerge dalle parole di Gabriella Butti, responsabile del Centro di ascolto della Caritas, è in effetti un quadro poco rassicurante: «Negli ultimi tempi si sta presentando con maggiore frequenza il problema delle persone che perdono improvvisamente il lavoro. Sono uomini di 50-55 anni, licenziati o in cassa integrazione. Non possono ancora scegliere la strada della pensione, ma non riescono a trovare un nuovo posto e precipitano in gravi difficoltà. I casi di questo genere - sottolinea Butti - stanno aumentando, così come cresce il numero delle famiglie che ci chiede un aiuto. I pensionati? Si rivolgono per lo più al Comune e agli assistenti sociali delle circoscrizioni. Per loro qualche agevolazione esiste, tuttavia chi non riceve nulla dai parenti va in crisi: il costo della vita aumenta e le pensioni sono troppo basse». Roberto Bernasconi, direttore della Caritas, spiega come ci si sta attrezzando per fronteggiare la crisi: «Ci preoccupano soprattutto i licenziamenti decisi da tante aziende del territorio. Vogliamo coordinarci al meglio con le associazioni e il mondo cattolico proprio per far sì che tutti, in base alle specifiche caratteristiche, diano un contributo. L’impressione netta - dice Bernasconi - è che nei prossimi mesi dovremo fare i conti con una situazione molto pesante. Già oggi l’emergenza riguarda tanti lavoratori atipici o con contratti a tempo determinato che faticano a ricollocarsi e vanno incontro a gravi problemi. La crisi è strutturale, noi stiamo facendo e faremo la nostra parte ma ci aspettiamo uno sforzo anche da parte delle amministrazioni pubbliche: investano i soldi che ci sono per alleviare le sofferenze delle famiglie, non per altro. Devono avere il coraggio di fare scelte impopolari e non chiudere gli occhi di fronte al fenomeno delle nuove povertà. Creino occasioni di lavoro e mettano a disposizione case con canoni d’affitto accessibili, per esempio. Studino iniziative per calmierare i prezzi dei generi di prima necessità. Non basta denunciare, bisogna fare qualcosa di concreto. Noi ci stiamo muovendo, presto arriveranno anche dei fondi. Ma ci sono cose che può fare solo un’amministrazione pubblica».
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