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Martedì 03 Marzo 2009
Turismo: proclamato lo stato di crisi
Cento aziende e settecento posti di lavoro a rischio. Gli operatori chiedono aiuto ai parlamentari
Finiti i consuntivi, iniziano le previsioni e sono preoccupanti per un settore che per dieci anni è cresciuto, si è sviluppato, ha creato immagine, ricchezza, servizi, ha investito e guardava al futuro con la certezza di poter sostituire attività in declino. Ha raggiunto quota 3.936 imprese per 11.095 addetti, a fine 2008 e coltivava prospettive rosee. Invece, è stato un gennaio 2009 sottozero anche per il turismo. Sembra assurdo prendere proprio gennaio per indicare lo stato di salute per un settore che vive soprattutto nei mesi tiepidi e caldi, ma il turismo, sul nostro territorio, è principalmente a servizio di affari e congressi e perciò ogni periodo dell’anno fa testo. Infatti, rispetto al 2008, le prime quattro settimane dell’anno vedono già un calo del 7,2% di pernottamenti alberghieri, una flessione del 5% dell’occupazione netta di letti e una diminuzione del 9,1% dell’occupazione di camere. Segno negativo per l’occupazione dei dipendenti, -4,5%, di cui il 3% a tempo indeterminato e il 9,6% a tempo parziale. E nel comparto dell’intermediazione turistica, il calo dell’occupazione è stato del 3,2% che potrebbe raddoppiare se entro maggio le vendite di pacchetti turistici non aumenteranno, per assestarsi al -10% con l’arrivo dell’estate. Non è stata una crisi improvvisa. Già il terzo trimestre 2008 ha assistito ad un calo di arrivi del 6,79% rispetto all’analogo periodo del 2007 ed è mancato quasi il 13% di stranieri. Ancora più consistente la diminuzione delle presenze straniere, 15,5%, mentre le presenze italiane hanno ceduto del 7,22%.
Sono dati dell’ufficio studi dell’Unione provinciale del Commercio, Turismo e servizi, esaminati ieri in una riunione straordinaria del direttivo degli albergatori con l’assessore provinciale al turismo, Achille Mojoli. Al termine, è stato predisposto un ordine del giorno da sottoporre ai parlamentari comaschi, perché chiedano al Governo un’attenzione speciale per il settore, interventi su Iva, Ici, fiscalità. Gli studi di settore, per esempio, meriterebbero una revisione: i parametri fin qui applicati, secondo gli operatori, non possono più reggere, in quanto il giro d’affari s’è ridotto e si sta riducendo per tutti. Al numero dei dipendenti a rischio, tra l’altro, va aggiunto il numero di imprese turistiche medio piccole, alberghi, pubblici esercizi, agenzie di viaggio, per lo più a conduzione familiare che potrebbero non farcela più, per le spese superiori ai ricavi e nella voce “uscite” sono comprese anche quelle tributarie.
La sola riduzione dell’aliquota Iva consentirebbe di aumentare gli investimenti del 6,6 % e di incrementare del 4,7% il giro d’affari, secondo calcoli nazionali che s’adeguano anche per la nostra realtà provinciale il quale l’anno scorso ha perso il 3% degli ospiti e confida nel sostegno alle iniziative promozionali, in sinergia con gli enti locali, per farsi conoscere o riconoscere come meta di vacanze, ma anche come area predisposta per il turismo culturale, fieristico e congressistico. «Iniziative strategiche per il turismo», è la sollecitazione contenuta nel documento che auspica, tra l’altro, il potenziamento delle infrastrutture, strade, trasporti, navigazione e la creazione del ministero per le politiche del turismo. Ma soprattutto proclama lo stato di crisi.
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