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Domenica 15 Marzo 2009
Giacca e cravatta, addio
Il manager si dà alla cucina
Coronano il sogno di una vita, gestendo ristoranti. I due casi lariani
La chicca per la prossima primavera è la nuova gestione del Crotto del Sergente di Lora, unico locale di Como inserito nella guida Slow Food che, dal 1850, è un ritrovo per tanti comaschi. Da alcune settimane lo storico proprietario ha infatti lasciato il suo locale ed ha passato il timone a Gianmaria Gambotti, Eros Porro, Massimo Croci e Luca Chiarella, grafici e pubblicitari di professione, ma gourmand per passione. Saranno proprio loro, a gestire il locale riproponendo i piatti della tradizione.
Perché? «Per dare sfogo alla creatività di ciascuno di noi. Molto spesso - risponde Gianmaria Gambotti - soprattutto quando non si è più giovanissimi, ci si pongono degli interrogativi. Potremo mai coronare uno dei sogno della propria vita? E troppe volte l’insoddisfazione è predominante. Noi abbiamo voluto dare una svolta e abbiamo deciso di diversificare l’attività con un’altra che però è dettata dalla passione».
Il locale, già ben caratterizzato e con una storia significativa alle spalle, continuerà a proporre piatti della tipici lariani. «Vogliamo dare un buon servizio - continua Gambotti - del cibo di qualità e punteremo specialmente a valorizzare le tipicità lariane, ma sempre ad un prezzo competitivo. Tante piccole attenzioni, insomma, coroneranno il servizio per poter ritrovare il vero piacere dello star bene a tavola».
Una storia di giacche e cravatte lasciate per mettere il grembiule che non è isolata. Non sono stati infatti da meno gli imprenditori e professionisti lariani che sei mesi fa hanno ridato un’anima alla Trattoria dei Combattenti, all’imbocco del centro storico, proprio dietro al museo. Un progetto fra amici che vede come libero interprete del locale un medico, Matteo Longhi, primario dell’ospedale Galeazzi di Milano, che, insieme al fratello Lorenzo, all’imprenditore Mario Bordogna e ad Eugenio Erasmi, sta vivendo una nuova avventura.
«Non nascondo che l’idea che di tanto in tanto mi balenava per la mente - spiega Longhi - volevo un locale tutto mio, ho una gran passione per il cibo di qualità e per il vino. Quindi prima la tenuta vitivinicola e ora il ristorante. Il tutto si è deciso rapidamente: una chiacchierata tra gli amici, l’immediata intesa e la voglia di dar vita ad un locale che avesse peculiarità ben precise: un legame con il territorio, che raccogliesse la storia di Como e che potesse fornire un’accoglienza familiare. Ed eccoci qua, pronti a far ripercorrere a tanti ospiti gli anni in cui la trattoria era un ritrovo per tante persone che trascorrevano in compagnia il pomeriggio».
E così se per molti le preoccupazioni di un’economia in bilico, a rischio paralisi totale, è un momento di preoccupazione, per qualcun altro la diversificazione del business è un riscatto e soprattutto il raggiungimento di un sogno servito su un piatto ben guarnito.
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