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Lunedì 16 Marzo 2009
Porta Musa: «Nuovo romanzo per i 108»
Ieri la festa per il 107° compleanno. «Ora ho bisogno di tranquillità per scrivere le "Tre zitelle"»
E sì, in questi tre giorni Carla Porta Musa ha avuto tanto - lettere e fiori, affetto e stima, e poi articoli sui giornali, interviste televisive - ma la tranquillità proprio no. «Ho avuto manifestazioni sia di persone illustri che di poveri cristi - racconta la scrittrice -. Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono stata con mia figlia e altri amici allo Splendide Royal Hotel di Lugano. E ancora stasera, mentre stavo mangiando, è arrivato a farmi gli auguri il portinaio della Ca’ d’Industria. Sono molto contenta di tutto questo affetto, soltanto che purtroppo mi stanco...». Un affetto, e questo magari la scrittrice non lo sa, che è arrivato a contagiare anche Internet, dove una ragazza la cita a esempio nel suo blog per i giovani che si stancano per molto meno: «Un insegnamento - scrive Laura a proposito dell’inesauribile vena creativa della Porta Musa - anche per chi, dopo un centinaio di post su un blog, si sente in dovere di chiudere i contatti perché è troppa fatica [...]. Un blog è diverso dalla letteratura, ma dovremmo tutti guardare al futuro come questa splendida donna che ha varcato un secolo e ancora sorride alla vita». E quando le si chiede quali pensieri le attraversino l’animo in una giornata tanto eccezionale, parla con entusiasmo di uno dei personaggi del libro che sta per scrivere. «Un principe russo, scappato dopo che gli fu requisito il castello, si fece vuotare un bastone da un falegname di sua fiducia e lo riempì di pietre preziose e gioielli. Riuscì a passare inosservato, anche perché era claudicante a causa di una caduta da cavallo, e quando arrivò a Londra vendette i gioielli e comprò un’automobile. Tutto vero: divenne l’autista del nostro collegio». Quello frequentato da Carla, dove è ambientata la storia delle <Tre zitelle>.
È la figlia Livia a riferire la cronaca del compleanno. Il biglietto del sindaco Bruni inviato «a nome di tutta la città», la giornata primaverile che ha fatto da contorno alla trasferta luganese dopo un lungo inverno in cui la scrittrice è stata costretta a centellinare le uscite, la simbolica candelina sulla Sacher spenta dalla mamma con l’entusiasmo di una ventenne. E poi decine e decine di messaggi di auguri, tra cui due più sorprendenti di altri: quello del taxista che si è riconosciuto nell’intervista alla Porta Musa uscita su «La Provincia» di ieri a proposito della morte di Margherita Sarfatti («Sono quello che nel ’61 la portò al Soldo», si è presentato al telefono) e un mazzetto di camelie di giardino trovato sul portone al rientro da Lugano. Attaccato c’era un post-it con scritto «le faccio tantissimi auguri», firmato «Antonietta»: una dei tantissimi comaschi che ieri hanno rivolto, anche solo idealmente, un pensiero alla loro eccezionale concittadina.
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