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Domenica 22 Marzo 2009
<Da Spallino fino a Botta, quarant'anni di scempio>
Il sindaco Bruni affonda i colpi, poi guarda al futuro: <Le altezze? Basta con i tabù e il provincialismo. La sfida del Pgt? La qualità e la vivibilità dei quartieri>
<Il problema dell’urbanistica nasce dallo scempio degli anni ’60, ’70 e ’80. Oggi c’è la città che ci hanno lasciato gli ultimi quarant’anni di amministrazione. Quella di Spallino assessore all’urbanistica, dal 1965 al ’70; poi sindaco, dal 1970 all’85; poi solo consigliere fino al ’90, perché non era più voluto dal "suo" consiglio comunale. Di tutti questi anni si ricorda solo la pedonalizzazione di due vie del cento. Mi sembra un po’ poco>.
- Dimentica il parco della Spina Verde. E gli asili.
<Il verde c’era già, gli hanno aggiunto solo la Spina. Gli asili li hanno fatti tutte le città.>
- E poi Spallino ha comprato l’area Ticosa.
<Lasciandoci in eredità un problema che stiamo risolvendo>
- Torniamo all’emergenza urbanistica.
<Certo che c’è. E deriva dall’eredità degli ultimi 40 anni. La pedonalizzazione, ad esempio, ha creato un centro storico bello, elitario e "ingessato", dentro al quale tutto era vietato, e periferie dove qualsiasi scempio era consentito. Allora si viveva una condizione molto particolare, quella del compromesso storico tra Dc e comunisti. Il Pci in cambio di qualche quartiere di case popolari faceva passare i grandi piani di lottizzazione, che hanno cementificato le periferie e l’intera città>
- Faccia qualche esempio.
<Panaria, Salita Cappuccini, via Giussani e Di Vittorio a Rebbio, cimitero di Prestino, Sucota, Sucotina, ecc… Quella è stata la vera cementificazione della città.>
- Spallino, a proposito dei tanti piani attuativi di questi ultimi anni, è stato durissimo: «Attuativi di cosa? Di minuscoli tornaconti. Questo è il caos, la parcellizzazione della città…».
<I piani attuativi deliberati dalla mia giunta a partire dal 2002 rappresentano circa il 10% di quelli approvati dal sindaco Botta e l’1% di quelli approvati da Spallino>.
- Un decimo di Botta e un centesimo di Spallino?
<Esatto. Lì nasce il problema urbanistico della città: in termini quantitativi - la cementificazione vera - e qualitativi. Basta girare la città e le periferie per accorgersene. Ed è proprio sulla qualità e la vivibilità dei quartieri che stiamo concentrando il nostro massimo sforzo in urbanistica>
- È bastato cambiare assessore e si è scatenato il dibattito. Rallo, in queste settimane, è stato a dir poco vulcanico.
<Alcune proposte sono di lungo termine, come il trasferimento del tribunale o l’arretramento della stazione di Como Lago. Altre, invece, sono molto più attuali e realizzabili nel breve: la cittadella dello sport a Muggiò, lo spostamento della dogana di Ponte Chiasso, la realizzazione del quartiere Ticosa con la nuova viabilità e i servizi, la riconversione dell’ospedale Sant’Anna.
- Al San Martino alla fine si farà o no questo benedetto campus?
<Sciagurata fu la scelta del sindaco Botta, che immaginava l’università diffusa sul territorio. Oggi, più realisticamente, la soluzione del campus al San Martino appare imprescindibile per lo sviluppo della città universitaria. Un’operazione complessa e onerosa, per la quale è molto attiva la collaborazione con tutti gli enti interessati: le due università, Regione, Provincia, Camera di commercio, Asl e Sant’Anna. Questo ci induce ad essere ottimisti.
- In quali tempi?
<Stiamo definendo il contenuto dell’accordo di programma già avviato dalla Regione, che porterà allo studio di fattibilità da attuare entro l’anno.>
- E la Borgovico bis a che punto è? Lei ha definito lo sbocco in tangenziale un sogno. Realizzabile o no?
<Ad oggi è un sogno, ma non escludo in futuro un secondo lotto. Comunque il raddoppio della viabilità determinerà subito una maggiore fluidità del traffico, migliorando l’accesso in città da nord e la qualità della vita dei residenti.
- Come vede il futuro della zona stadio?
<Confermo la volontà di fare un concorso di idee internazionale.
- Il trasferimento del Sinigaglia fuori città. È ancora favorevole o ha cambiato idea?
<Sì, ma non spetta al Comune farlo. Realisticamente, con il Como in C2, oggi come oggi non ci sono i presupposti sportivi.
- La cittadella sanitaria in via Napoleona rappresenta una buona soluzione?
<Sì. La concentrazione dell’Asl lì ha una sua logica, sia per l’utente sia per il gestore. Determina economie gestionali e razionalità di servizio.
- Ma nel vecchio Sant’Anna non c’è già troppo cemento, come sostiene la Provincia, che si è impuntata di fronte alle torri alte 24 metri?
<Nell’ipotesi di mantenere il monoblocco non è prevista l’edificazione di nuove torri da 24 metri>.
- Ritiene che la città sia satura di cemento o che ci siano margini di espansione?
<Il tema delle altezze va affrontato senza preconcetti, come fanno tutte le città moderne, perché a parità di volumetria lo sviluppo in verticale consente di risparmiare territorio. Bisogna essere attenti alla qualità architettonica, ma le altezze non possono più essere un tabù. Non dimentichiamo che 24 metri sono poi 8 piani. E non dimentichiamo che la nostra, storicamente, è la città delle torri. Che male c’è a prevedere ambiti di sviluppo verticale ben fatti? È proprio in questa direzione che stiamo andando in Ticosa.>
- A proposito di Ticosa. Sorgerà qualcosa di più di un «quartierino di condomini», come lo ha definito l’ex sindaco Botta?
<È un quartiere centrale multifunzione (residenziale, commerciale, servizi) e, quindi, inevitabilmente urbanizzato. Ma riprende la struttura del centro città medievale, con una soluzione di alta qualità sia architettonica sia di vivibilità. Botta, invece, in otto anni non ha combinato nulla.>
- Il ritardo del Piano generale del territorio (Pgt), che pure era al primo punto del programma urbanistico dell’amministrazione, è sotto gli occhi di tutti. Ora è arrivata la proroga regionale di un anno, fino al 31 marzo 2010.
<Contiamo di approvarlo entro i nuovi termini fissati dalla Regione. Sarà tema di grande dibattito nei prossimi mesi. Noi intendiamo lavorare sulla qualità e la vivibilità dei quartieri. Il Pgt - che comprenderà anche il piano dei servizi, della mobilità e dei parcheggi - sarà costruito secondo questi criteri. Non più e non solo palazzi e strade come il vecchio Prg, ma l’intero sviluppo della città.>
- Botta ha anche detto che negli ultimi anni ci sono stati «troppi interventi edilizi pesanti, brutti e incoerenti».
<Credo si riferisse al suo Dadone>.
- Provi a indicare, in pochi punti-chiave, le sfide per la città futura.
<Una città tanto bella, collocata in un contesto naturale così straordinario, deve garantire una qualità della vita pari alle aspettative. Nella misura in cui questo avverrà potrà generare un circolo virtuoso attraendo attività economiche che fondano il loro contenuto sul bello e sulla creatività. Questo è già nel Dna e nella storia dell’ultimo secolo di Como. C’è una vocazione che è andata a indebolirsi negli ultimi decenni e che va recuperata, investendo in infrastrutture e in qualità percepita. A partire dai giardini, dai marciapiedi e dalla manutenzione delle strade. In questo quadro la vicinanza con Milano è una grande opportunità e non un elemento che possa generare timori, anche se gli scempi nei quartieri periferici degli anni ’70-’80 hanno fatto diventare molte zone della nostra città quartieri dormitori>.
- Sindaco Bruni, l’ultima domanda. Che città sogna per i suoi figli?
<Una città in cui poter continuare a vivere, che offra loro anche opportunità professionali. Questo può avvenire solo se continuiamo nel lavoro di portare Como fuori dal suo provincialismo, saldamente agganciata alle altre realtà vive d’Italia>.
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