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Martedì 12 Maggio 2009
Proiettili ai due assessori
La Procura: ecco come andò
«Gaetano Sangiorgio dietro le minacce». Lui: «Falso, lo dimostrerò»
È un fiume in piena Gaetano Sangiorgio, comasco, 43 anni, contitolare - assieme al fratello Egidio - del battello gelateria attraccato ai giardini a lago, di fatto in disuso dal giorno dell’apertura del cantiere per le paratie.
La Procura della Repubblica di Como ha archiviato una parte del fascicolo aperto nei confronti suoi e del fratello per l’incendio al bar Pappafico di Viale Geno nel gennaio del 2008, del quale si è definitivamente accertata l’origine accidentale, ma si prepara a chiedere il rinvio a giudizio del solo Gaetano per le minacce indirizzate a Fulvio Caradonna e Diego Peverelli, assessore il primo ai Lavori pubblici (e principale referente del progetto di rifacimento del lungo lago), il secondo all’ecologia e al verde. Entrambi furono oggetto di intimidazioni pochi giorni dopo il rogo che aveva distrutto il locale di Viale Geno. Particolarmente spiacevole fu il recapito di un paio di proiettili di fucile - che in un sms di rivendicazione inviato a <La Provincia> furono indicati come bossoli di "kalashnikov" ma che in realtà provenivano da un Garand, arma in dotazione fino a qualche anno fa anche all’esercito italiano - spediti in busta chiusa nelle case di Breccia e di Brunate di Caradonna e di Peverelli.
I due fratelli Sangiorgio finirono inizialmente indagati per una questione di movente. Né l’uno né l’altro avevano fatto mai mistero di un certo astio nei confronti degli assessori, specie per com’erano andate le cose con il battello, sacrificato sull’altare delle paratie. Oggi, però, chiedendo l’archiviazione delle accuse nei confronti di Egidio, il pm Giuseppe Rose scrive che i «gravi, precisi e concordanti elementi indiziari» sussistono, a riguardo delle minacce, nei confronti del solo Gaetano, "inguaiato" da una conoscenza diretta del proprietario del cellulare da cui partirono gli sms di rivendicazione e che anzi avrebbe potuto, secondo la Procura, agire dietro preciso mandato. Lui, Gaetano, respinge le accuse al mittente, ribadisce di non avere avuto «mai paura di dire le cose in faccia» e si prepara alla difesa mentre, sullo sfondo, rimane immobile il battello, tuttora ancorato al solito posto ma fuori servizio per il terzo anno consecutivo. «Stiamo preparandoci a una nuova battaglia legale» preannuncia Sangiorgio. Davanti al Tar si discuterà dell’eventuale risarcimento del danno.
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