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Mercoledì 03 Giugno 2009
Il prefetto ai politici lariani: siete egoisti
Alla festa del 2 giugno, Frantellizzi cita il vescovo e si rivolge ai rappresentanti istituzionali: «Meno individualismo»
In circa 500 parole, non ha mai pronunciato una sola volta la parola Como e neppure la parola territorio. Ha parlato di «Paese», anzi, «nostro Paese», specificando che si tratta di Italia, l’Italia repubblicana che ieri ha celebrato il 63esimo compleanno, ma la nostra città e la nostra provincia non sono un’isola, rispecchiano la realtà nazionale ed è sembrato evidente a tutti che il prefetto non parlasse in generale.
C’era tutto il potere comasco ad ascoltarlo, tutti quelli che contano, gli eletti e i nominati, i direttori e i dirigenti, i sindaci e i presidenti, i primari e i magistrati, gli imprenditori e i sindacati, il volontariato. Frantellizzi li richiama tutti e cita una sola autorità, un’autorità comasca, la guida morale della comunità, il vescovo Diego Coletti: «Dobbiamo, ciascuno nell’ambito della propria attività, della propria funzione, del proprio incarico, promuovere il bene - dice - Bene che oggi purtroppo viene spesso identificato, come recentemente affermato dal nostro vescovo, con l’utile per sé e per il proprio gruppo, contrapposto all’utile per gli altri». L’aveva detto e lo ripete: «Oggi è giusto festeggiare. Ma sia anche questo momento di festa l’occasione per riflettere sulla società, sugli atteggiamenti e sui comportamenti di ciascuno di noi, pure al di fuori degli avvenimenti drammatici, nella vita di tutti i giorni, nella normalità». Appunto: siamo capaci di essere migliori. Frantellizzi, infatti, rivolgendo il pensiero alle «disastrate popolazioni abruzzesi» auspica che «tutti insieme continuiamo a partecipare e ad incoraggiare le iniziative di solidarietà ed aiuto concreto», ma dice che «sotto i colpi della tragedia emerge l’Italia migliore». Anche nel quotidiano si può dare il meglio: «Guidati dai principi e dai valori fissati dalla Carta Costituzionale - ricorda il Prefetto - siamo chiamati ad affermare ogni giorno la libertà, la dignità dell’uomo e l’uguaglianza. La nostra democrazia non può rinnegare valori altissimi quali il rispetto, la promozione dei diritti e dei doveri fondamentali di tutte le persone, a partire dai più deboli, come non può rinnegare i valori della solidarietà e dell’accoglienza». E invece, siamo «in una stagione di individualismo sfrenato. Dobbiamo mettere da parte - ripete - l’individualismo egoistico». E se questo vale per tutti, «a livello istituzionale - sottolinea il prefetto - riscopriamo il termine e il significato di servizio, quale attività a favore degli altri, a favore della comunità». Sessantatrè anni dopo, la Carta sarà pur gualcita, ma lo spirito è lo stesso: «Distensione e concordia. Efficacia ed unità d’intenti, per perseguire l’interesse generale del Paese». I comaschi si stringono nel salone della villa antica, il salone delle feste. Il prefetto stringe sul significato della festa della Repubblica: il rinnovo dell’impegno sociale. Sulle onde del lago, risuona «Fratelli d’Italia».
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