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Giovedì 04 Giugno 2009
Il Medioevo sommerso dalle erbacce
Baradello, un cantiere abbandonato
Turisti orripilati dall’incuria in cui versa il monumento: lavori che sembrano interrotti
Scene da un pomeriggio "turistico" in un luogo potenzialmente incantevole, dove invece palese è la delusione nel varcare quel cancelletto, che reca sì i cartelli dei lavori in corso (termine previsto: settembre, l’anno pudicamente manca) ma che rimane aperto. E svela uno scenario da periferia degradata, laddove da sempre ci si fermava a prendere il sole o a rimirare la città dall’alto. Il cantiere, in sé anche ordinato, è abbandonato da tempo: sulla torre, fin troppo evidenti i segni del recente restauro, anche se l’antenna tv a baffo e la parabola in cima son più da orto abusivo a Quarto Oggiaro che non da torrione medievale. Accedervi, comunque, è impossibile, come avverte il lucchetto sulla grata.
E la domanda sorge spontanea. Ma il cantiere è aperto o no? Se è attivo, l’area va resa inaccessibile, perché il solo aggirarsi può diventare pericoloso. E se invece è chiuso - come lasciava immaginare il pomposo annuncio quando la torre fu liberata dalle impalcature - l’area allora va sgomberata. «Mah, sì, ogni tanto si vede qualcuno, qualche elettricista» azzardano al bancone del ristorante.
Fatto sta che, salendo, nulla informa che il Baradello è chiuso, e la delusione è solo in parte mitigata dall’accesso al prato inferiore, quello della torre minore, dove il panorama non può chiuderlo nessuno e dove ci si può fermare, facendo finta di non vedere l’erba alta così. E a proposito di erba alta, non è da meno il bosco-foresta che accompagna la salita (ma la Spina Verde non è un parco?), tanto che l’unica cosa a posto sembra la strada. Quella che ora la regione vuole sistemare con 900.000 euro.
Non tutto, però, suona negativo: la discesa, infatti, riserva una piacevole sorpresa. La bella chiesa di san Carpoforo è aperta, come ogni martedì, giovedì e domenica. Accontentiamoci.
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