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Domenica 14 Giugno 2009
Aria di intrigo internazionale
per i bond fermati a Chiasso
Dal web rimbalzano tesi clamorose, ma quei titoli (134 miliardi di dollari) sarebbero falsi
Le teorie sulla reale provenienza di quei titoli griffati Federal Reserve si sprecano. Asianews, ad esempio, arriva addirittura a mettere in relazione le recenti dimissioni del ministro degli Affari interni del Giappone Kunio Hatoyama con il sequestro di Chiasso, e a ipotizzare che quei titoli siano il fondo di 134,5 miliardi di dollari - di cui ha recentemente parlato il ministro del Tesoro Usa - legato al Troubled Asset Relif Program, ovvero il fondo speciale del governo americano di sostegno per i titoli cosiddetti «problematici», e che hanno provocato il crollo dei mercati finanziari. Vi è anche chi, in alcuni siti americani specializzati in temi economici, arriva a ipotizzare un possibile coinvolgimento dei servizi di spionaggio nord coreani, sostenendo che i due fermati potrebbero non essere giapponesi.
Fin qui il tam tam mediatico che corre sul web. Le cronache raccontano, almeno per ora, una storia meno esotica. Innanzitutto i fatti: la Sec (la Securities and Exchange Commission del governo Usa) ha ricevuto l’incarico di stabilire se si tratta di titoli falsi oppure autentici. E ancora si attende il responso. Appare però quasi certo che, almeno per quanto riguarda i 10 bond Kennedy da un miliardo, siamo di fronte a dei falsi (dagli States rimbalza la conferma: mai la Fed ha emesso tagli da un miliardo di dollari dei bond Kennedy). Sui restanti 249 titoli da 500 milioni l’uno la fattura è decisamente migliore, essendo tra l’altro stampati su carta filigranata. Ma anche su questi gli inquirenti hanno dubbi sulla loro autenticità. A questo punto è lecito chiedersi: cui prodest? È bene sottolineare che da sempre il mercato di titoli obbligazionari falsi, soprattutto se di discreta o buona fattura, è in mano alla criminalità organizzata. I due giapponesi (se di giapponesi si tratta, visto che l’ambasciata nipponica deve fornire conferma della loro identità e dell’autenticità dei loro documenti) potrebbero essere vittime o protagonisti attivi di una clamorosa truffa. È possibile che, dopo aver acquistato o comunque ottenuto i finti bond della Fed, stessero andando in Svizzera per utilizzarli magari come garanzia per qualche importante affare internazionale. Per il valico comasco, ad ogni modo, il passaggio di titoli di credito fasulli non è una novità, se si considera che negli ultimi due anni la finanza e i funzionari di dogana hanno proceduto a ben sei sequestri analoghi, anche se le somme erano decisamente inferiori.
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