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Giovedì 18 Giugno 2009
Il treno sbucherà qui,
ma non si sa dove
L’Alp Transit entro il 2020 passerà da Como, ma Rete Ferrovie Italiane non ha ancora il progetto
L’altro ieri, i comaschi affamati di grandi opere hanno spalancato la bocca di fronte all’ennesimo evento svizzero che li coinvolge: è caduto il terzo dei quattro diaframmi del nuovo tunnel ferroviario di base del San Gottardo, la galleria più lunga del mondo e che fa parte del progetto Alp Transit, la trasversale ferroviaria alpina da 32 milioni di euro in fase di costruzione in Svizzera per avvicinare Rotterdam a Genova, Milano a Zurigo e che trasferirà persone e merci dalla strada al treno. Il “pezzo forte” dei 153 chilometri di gallerie, pozzi e cunicoli sono i 57 chilometri della galleria del San Gottardo, il massiccio alpino che divide il nord e il sud delle Alpi, uniti dall’autostrada 30 anni fa e dal 2017 lo saranno con la ferrovia che continuerà nel Ceneri, i cui lavori si concluderanno nel 2020. Intanto, la Confederazione e le Ferrovie Federali progettano l’avanzamento verso l’Italia, con le quattro opzioni di intervento tra Lugano e Chiasso, ponte o tunnel sotto il lago, ma dopo anni di incertezze, non ci sono più dubbi, salvo dietrofront: la Freccia Rossa europea delle persone e delle merci punta su Como. Rete Ferroviaria Italiana ha da tempo programmato il quadruplicamento della linea Chiasso - Como- Monza per i treni ad alta velocità che salgono e scendono dall’Europa, ma se il progetto è in secca, è evidente che Como si aprirà al grande scenario europeo dei collegamenti nord - sud veloci e capaci che portano da Milano a Zurigo in due ore e ricevono l’equivalente delle merci trasportate da 4,2 milioni di camion ogni anno. Il problema: non succederà come quando aprì il tunnel autostradale del Gottardo, nel 1980 e Como si trovò soffocata da 200.000 camion all’anno, che avevano trovato più breve e più diretto il tragitto attraverso le Alpi svizzere. Camion poi moltiplicati per quattro o per cinque fino ai nostri giorni. Potrebbe invece succedere il contrario: il territorio comasco attraversato dalla Tav, interessato solo come corridoio di transito: presta ambiente, senza drenare passeggeri e logistica delle merci, un comparto in cui peraltro è esperta, data la vocazione mercantile da sempre, ma che finora non s’è sviluppato per mancanza di infrastrutture. Lario Tir, se è questa l’infrastruttura di cui si parla, non è altro che un parcheggio.
Gli enti locali aspettano il progetto definitivo di Rete Ferroviaria Italiana: già nel 2003, come ricorda l’assessore Fulvio Caradonna, il Comune di Como aveva chiesto «considerazione per la specificità della stazione di San Giovanni». Cioè, gli amministratori del capoluogo chiedevano alla Spa delle Ferrovie dello Stato quale ruolo avrebbe assunto la stazione internazionale nel complesso intreccio fra servizi a lunga, breve e media percorrenza, salvo poi apprendere che l’ex scalo merci, un complesso di edifici abbandonati, era stato venduto ad una società immobiliare privata. Ma questo è un’altra storia. Di fatto, il sindaco, Stefano Bruni, aveva posto la questione dei trasporti ferroviari che riguardano Como tra le “grandi questioni del Nord” a confronto del ponte sullo Stretto.
«Noi partecipiamo al Comitato Alp Transit - rimarca l’assessore provinciale ai trasporti, Patrizio Tambini - e quindi siamo a conoscenza e in presa diretta, dello stato d’avanzamento dei lavori in Svizzera. Alptransit sbucherà verso Como dopo il 2020, Rete Ferroviaria Italiana ci trasmetterà il progetto definitivo l’anno prossimo. Solo a quel punto, potremo sapere se le criticità che avevamo segnalato per il nostro territorio sono state superate, dove collocare un centro per l’interscambio delle merci gomma - ferro e quali sono i servizi per i passeggeri secondo la percorrenza».
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