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Martedì 23 Giugno 2009
Campione: sindachessa
inguaiata dai parenti
Decreto penale per Marita Piccaluga accusata di abuso in atti d'uffiico per aver nominato consiglio di amministrazione dell’ufficio turismo la moglie del figlio della sorella e il figlio del fratello del marito
CAMPIONE D'ITALIA Due parenti nominati nell’azienda turistica costano un decreto penale di condanna (una salata sanzione pecuniaria) al sindaco Marita Piccaluga. La procura di Como ha notificato al primo cittadino dell’enclave il provvedimento - esecutivo, se l’imputato non si oppone - con l’accusa di abuso in atti d’ufficio. Dopo pochi giorni dall’elezione il sindaco Piccaluga aveva proceduto ad alcune nomine nel consiglio di amministrazione dell’ufficio turismo, affidando la presidenza a Cristina Ferrari, nipote del primo cittadino in quanto moglie del figlio della sorella, e un posto del consiglio a Dario Piccaluga, figlio del fratello del marito. A far scattare l’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Mariano Fadda, erano state alcuni mesi dopo quelle nomine le minoranze in consiglio comunale a Campione d’Italia. Marita Piccaluga non nega la circostanza che le è costata il decreto penale di condanna: «È vero, nei primi venti giorni del mio mandato ho firmato i decreti di nomina dei rappresentanti del cda dell’azienda turistica e tra questi c’erano anche i nomi di due affini». Ci tiene a precisare il sindaco: «Io ho 23 parentele a Campione e mi viene difficile non caderci dentro. Ma non avevo alcuna intenzione di favorire qualcuno».
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