Badanti, sul Lario
oltre tremila irregolari

Con il decreto flussi 5.188 domande di regolarizzazione presentate, meno di duemila quelle accolte

«Regolarizzare le badanti». La proposta è del sottosegretario Carlo Giovanardi, i vescovi la condividono. Secondo la Cei colf e badanti irregolari «anche se non hanno diritti ufficiali, con il lavoro che svolgono hanno acquisito in qualche modo un diritto di fatto e quindi possono essere tranquillamente riconosciute dallo Stato. «Bisognerà operare tante sanatorie, con cautela, riconoscendo a queste persone dignità e apprezzamento per il loro lavoro, poiché sono struttura portante dell’assistenza alle persone, in particolare quelle anziane». Ma la Lega non ci sta e il dibattito diventa subito infuocato. Un tema che tocca da vicino anche il Lario, visto che le stime più recenti parlano di oltre 3mila badanti irregolari presenti sul territorio provinciale. I numeri ufficiali, invece, sono quelli dell’ultimo decreto flussi, con 5.188 domande per la regolarizzazione di una badante, su un totale di ottomila richieste presentate. Ma ne verranno accolte meno di duemila. Nelle case di tanti comaschi, per lo più anziani, resteranno migliaia di lavoratrici “invisibili”: «Eppure – osserva Emanuela Mattiroli, responsabile del patronato Acli di Como – potrebbero contribuire all’economia del Paese, se fossero in regola. Verserebbero i contributi, pagherebbero le imposte. Invece sono costrette a lavorare in nero, pur costituendo un supporto fondamentale per decine e decine di famiglie». La maggior parte delle badanti arriva dall’Est europeo, in particolare dall’Ucraina, ma non mancano filippine e rumene. In teoria dovrebbero essere assunte a distanza, quando si trovano ancora in patria. In realtà, le domande presentate dai datori di lavoro riguardano quasi sempre persone che sono già in Italia da tempo e aspettano di poter sanare la loro posizione.
Le badanti straniere regolari, stando ai dati dell’Osservatorio sull’immigrazione di Villa Saporiti, sul Lario sono solo 428 e il 47,7% è di origine ucraina. Sono invece circa quattromila i «lavoratori domestici» che figurano negli archivi dell’Inps di Como. Ma la categoria comprende anche cuochi, babysitter e «tutti coloro che prestano la loro opera per le necessità della vita familiare del datore di lavoro». Sulla situazione delle badanti irregolari e sulla recente introduzione del reato di immigrazione clandestina hanno preso posizione anche le associazioni comasche impegnate nella campagna «Non avere paura»: «Si alimenta un clima pericoloso di paura e di sospetto, che finirà per aumentare la clandestinità rendendo gli immigrati ancora più invisibili – scrivono – Ora, inoltre, si prospetta la celebrazione di migliaia di processi volti a comminare sanzioni pecuniarie che nessuno straniero vorrà o potrà pagare».
Mi. Sa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA