Lo Stato a caccia di soldi
Nel mirino 350 comaschi

Non risultano pagati i contributi Inps. Ecco chi deve preoccuparsi

L’amministrazione finanziaria sta raschiando il fondo del barile e chiama a rapporto anche il giovane studente che ha svolto un lavoretto durante le vacanze qualche estate fa. Avrebbe dovuto iscriversi alla Gestione separata Inps e non l’ha fatto. E adesso l’Inps è a caccia di presunti evasori di contributi da compensi per prestazioni autonome su indicazione dell’Agenzia delle Entrate, lo comunica per lettera raccomandata e oltre 350 comaschi  che hanno ricevuto la comunicazione sono in ansia, in attesa di capire dove mai hanno sbagliato, ormai tre anni fa, per dolo, colpa o  mancato perfezionamento della pratica. La lettera è perentoria, sintomatica dell’isteria della pubblica amministrazione che, da una parte “obbliga a provvedere” e, dall’altra, non mette in grado di farlo. Infatti, per poter conoscere il problema, il destinatario della lettera deve  recarsi all’Inps, dopo aver preso appuntamento attraverso il numero verde. Dapprima, deve seguire la procedura di tutti i numeri verdi, digiti uno, digiti due, digiti ancora, attenda, l’operatore è momentaneamente occupato, rimanga in linea per non perdere la priorità acquisita. Finalmente, risponde una voce umana, che per ragioni di privacy non dà nessuna informazione ai familiari o ai consulenti e poi non dà nessuna informazione sull’obbligo a cui il cittadino è chiamato. Può solo prendergli l’appuntamento con l’Inps di Como, ma solo da ieri, una settimana dopo l’arrivo delle lettere. Prima, infatti, alla sede di via Pessina non era ancora arrivato l’elenco inviato dall’Agenzia delle Entrate, è pervenuto solo ieri e i funzionari preposti sono già all’opera. I problemi si chiariranno presto. Infatti, c’è tempo quindici giorni dal ricevimento della raccomandata per chiedere l’appuntamento, presentarsi allo sportello e perdere una mattina. Al di là dei disagi personali che forse potevano essere risparmiati descrivendo direttamente il problema riscontrato, l’evidenza è un’altra: la pubblica amministrazione è sempre più attenta ad incrociare i dati in possesso dei diversi enti. Ed è una rete dalla quale non scappa più nessuno. I maligni dicono che i pesci grossi scappano comunque. Ma gli esperti ribattono che questo è un discorso politico, non amministrativo.
Di fatto, titolari di partita Iva o soggetti a ritenuta d’acconto, al Fisco risultano “percettori”, come dice il gergo burocratico, di compensi di lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi, dichiarati sul modello 770/2007 dal datore di lavoro, da professionisti o da enti, i cosiddetti “sostituti d’imposta”. Ma non avrebbero dichiarato questi proventi alla gestione separata Inps, non hanno nessuna forma assicurativa  quindi devono mettersi in regola. È il sistema centrale ad averlo imposto, in piena estate, ma è sempre tempo di pagare e solo a bilancio dell’operazione si potrà valutare la percentuale di errori o di avvisi sbagliati: nel flusso informatico, può anche essere finito un codice o un importo che non doveva essere assoggettato a contribuzione.
Maria Castelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA