Sicurezza, dopo la denuncia
tornano i caschetti nei cantieri

Reportage nei cantieri della città, dagli autosilo a quello per le paratie: gli operai si decidono a patire il caldo piuttosto che rischiare la vita

In uno dei pochi vuoti lasciati dalla palizzata che delimita, e nasconde, il cantiere del nuovo autosilo di viale Lecco, compare un operaio: indossa pantaloni corti, canottiera e, soprattutto, il caschetto d’ordinanza, non più la mise balneare del giorno precedente. Sarà l’effetto delle foto uscite ieri su «La Provincia», che ritraevano operai in mutande, abbigliamento più che comprensibile visto il gran caldo, ma certamente molto pericoloso in caso di incidente sul lavoro. E sarà anche merito di Giove Pluvio che il attesa della pioggia, prevista dai meteorologi per la giornata di oggi, ieri ha cominciato a mandare qualche nuvola, che ha tenuto la colonnina di mercurio sotto i 30 gradi per tutta la mattinata. Cinque in meno di giovedì.
Alle 10.30 del mattino, quando in via Dante appare l’operaio in pantaloncini e caschetto, il termometro segna 27 gradi e mezzo. Diventano 29 alle 12 meno qualche minuto, quando quattro operai al lavoro sul retro del centro pastorale Cardinal Ferrari, dove martedì è stata abbattuto il santuario dell’Immacolata, si asciugano la fronte e saltano sul furgone per andare a mangiare. Tra le categoria costrette a lavorare a cavallo del Ferragosto, la loro è forse quella che patisce di più il caldo. Non possono, infatti, contare sul refrigerio assicurato da condizionatori e ventilatori, ma al contrario sono esposti massimamente al sole. Al punto che, tra una picconata e il trasporto di un sacco di cemento, possono risultare insopportabili non soltanto t-shirt e canottiere, ma persino il caschetto che può salvare la vita. Hanno poca voglia di chiacchierare, gli operai di via Sirtori: la pausa pranzo è limitata, «all’una dobbiamo riprendere il lavoro». Parla invece volentieri l’assessore provinciale al Turismo Achille Mojoli, che proprio in quel momento sta uscendo dal suo ufficio e attraversa le macerie per riprendere l’auto. «I lavori procedono molto velocemente - si compiace -. Noi qui siamo inquilini della Curia e anche il palazzo che ci ospita verrà abbattuto». A quel punto scatterà il valzer delle sedi: «Noi ci trasferiremo nella caserma dei carabinieri in via Borgovico e l’Arma andrà all’ex distretto militare».
Anche il cantiere delle paratie i pochi operai al lavoro indossano il caschetto: le foto e le polemiche del mese scorso non sono passate invano. Girando per il centro storico si incrociano anche alcuni cantieri privati, di chi approfitta della città spopolata per rinnovare locali commerciali. Dall’altro ieri, e fino a lunedì, si lavoro anche lungo il viadotto tra via Oltrecolle e la Canturina. Dal lato di Lora due operai stanno togliendo a picconate gli ultimi residui del vecchio asfalto che sarà sostituito con un nuovo manto stradale super drenante. Non indossano caschetti, ma uno di loro ha la divisa catarifrangente: qui il pericolo non sono i carichi pendenti, bensì le auto, per la verità non molte che sgattaiolano via rassegnate davanti al cartello «deviazione».
P. Be.

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