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Mercoledì 26 Agosto 2009
Bimbo di due anni
"scaricato" dall'aereo
Oltrona di San Mamette: li ha compiuti appena sette giorni prima dell'imbarco e avrebbe dovuto avere il biglietto. Il padre: «Nella prenotazione, effettuata via Internet, non era stata specificata la norma che impone il pagamento del biglietto intero ai bambini con età superiore a due anni. Ignorandola e avendo superato regolarmente il check in, siamo saliti sull’aereo». Poi una hostess ha chiesto l'età del bimbo e ha costretto la famiglia a scendere
«Ero partito alle 15 da Alto Jonio Cosentino, alla volta dell’aeroporto di Bari dove avevo prenotato, a marzo, un volo andata e ritorno per me e mia moglie con la compagnia Easyjet – spiega Giuseppe Carlomagno –. Nella prenotazione, effettuata via Internet, non era stata specificata la norma che impone il pagamento del biglietto intero ai bambini con età superiore a due anni. Ignorandola e avendo superato regolarmente il check - in, siamo saliti sull’aereo».
«Nel giro di controllo per verificare le normali procedure di sicurezza, una hostess, vedendo mia moglie con in braccio il piccolo, ha chiesto l’età del bimbo. Abbiamo risposto che aveva compiuto due anni appena sette giorni addietro – prosegue Carlomagno – A quel punto ci dicono che c’è un problema grave. Bloccano la procedura di rullaggio. Contattano la sede inglese della compagnia, li invito a trovare una soluzione, ma non c’è verso: per loro il bimbo deve scendere».
Inutile ogni tentativo di mediazione: «Ho proposto di far partire mia moglie con il bambino, io mi sarei arrangiato, ma non hanno accettato perché le prenotazioni erano per due adulti e sul talloncino per scendere a terra non risultava il nome di mio figlio, cui avrei ceduto il mio biglietto. Abbiamo chiesto se ci fossero posti liberi, ottenendo solo risposte evasive. Nonostante il bimbo di due anni, pur pagante, sarebbe stato comunque in braccio a noi, ho chiesto di potergli pagare il biglietto per risolvere il problema. Abbiamo fatto presente che il bambino era stremato da sei ore di viaggio alle spalle (avevano raggiunto Bari in auto), ma niente. Essendo ormai trascorsi 45 minuti, nel timore di arrecare disturbo agli altri passeggeri, abbiamo deciso di scendere».
Lontani da casa e anche dai parenti più vicini (in Calabria), senza alcuna assistenza, hanno cercato di trovare posto su altri voli; tutto pieno. Il primo aereo utile per rientrare sarebbe partito l’indomani alle 21.30. «Non potendo aspettare tanto, abbiamo raggiunto la stazione centrale di Bari, con taxi, per tentare di prendere un treno per Milano – continua Carlomagno – Ma anche lì tutto esaurito. Intanto si erano fatte le 23.30, non ci è rimasto che trovare una pensione per far riposare il bimbo che piangeva, talmente era stanco, affamato e accaldato. Alle sette del mattino eravamo già sulla strada verso la stazione, per prendere il primo treno utile alle 9.10».
Una soluzione alternativa costata 350 euro fra treno, albergo e spese di trasferimento, a fronte di una spesa di 281 euro per i due biglietti aerei andata e ritorno.
«Un’incredibile odissea, con due biglietti prenotati e pagati, ma un bimbo "di troppo", lasciato a terra manco fosse un terrorista» commenta Giuseppe Carlomagno.
La famiglia Carlomagno è decisa ad andare fino in fondo: «Invierò una raccomandata alla Easyjet e alla Federconsumatori, e probabilmente mi rivolgerò a un legale per tutelare i miei diritti e avere il risarcimento del danno subito, esistenziale, oltre che materiale. Invito tutte le associazioni di consumatori a salvaguardare nei fatti i tanti cittadini utenti che rimangono intrappolati nella rete delle compagnie "low cost", e nello specifico la Easyjet, prive di buonsenso».
<+G_FIRMA>Manuela Clerici
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