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Lunedì 31 Agosto 2009
Il discorso di Sant'Abbondio
Coletti: dialogate di più
In tre anni monsignor Coletti ha imparato a conoscere Como e ne ha scoperti aspetti positivi e negativi: "Mi ha sempre colpito nei comaschi la volontà tenace di lavoro e di impegno, la stragrande maggioranza della gente è profondamente sana e onesta"
In chiesa, sotto le volte della basilica di Sant’Abbondio, ha dato qualche accenno delle 16 pagine che compongono il suo messaggio ai comaschi intitolato «un lavoro buono e intelligente per lo sviluppo integrale di ogni persona umana e di tutta l’umanità». Monsignor Coletti ha parlato di crisi economica, che non può essere affrontata solo con l’obiettivo di aumentare i punti del Pil, ma che richiede anche «il recupero della condivisione, della fraternità, dello spirito sociale, del bene comune». E ha lanciato anche un messaggio con un paragone: «È come se si progettasse la costruzione di una casa o di un intero quartiere della città facendo riferimento soltanto alle leggi, sempre più sofisticate e perfezionate, che riguardano il calcolo dei cementi, la stabilità, le norme antisismiche, le caratteristiche statiche e dinamiche dei materiali da impiegare nella costruzione…, tutt’al più aggiungendo qualche considerazione finanziaria sul profitto ottenibile dall’intera operazione, ma senza occuparsi del motivo fondante e della chiave di volta di tutto il progetto; cioè senza domandarsi il perché e la finalità ultima di quanto si sta facendo. Quale casa costruiremmo se la nostra unica preoccupazione fosse quella di renderla solida o di guadagnarci di più? Quale città uscirebbe dai nostri programmi urbanistici se non mettessimo alla base della nostro progettare la verità piena della vita umana, i suoi valori, le sue esigenze affettive, le condizioni ottimali del lavoro, del tempo libero, di una sana convivenza sociale?». Senza un senso, «tutta la costruzione risulta fragile e sta in piedi soltanto fino a che serve a “qualcuno”, essendo tutti “gli altri” solo strumento dell’interesse di costui». Infine, nella sua lettera ai comaschi ha trattato il tema dell’evasione fiscale e lui stesso ha auspicato una riflessione «per ripensare in modo abbastanza progondo alla figura e ai compiti dell’imprenditore, dell’amministratore e del soggetto detentore di autorità politica»: tutti dovrebbero mettere al centro la persona e pensare meno ai propri interessi particolari agendo così per il bene comune.
Gisella Roncoroni
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