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Mercoledì 02 Settembre 2009
Dal vasto Mississippi di Maffi
al ministro comasco Carcano
Giornata intensa a Parolario: folla in piazza Cavour per «L’amore imperdonabile» di Giuseppe Guin. Vana attesa per Stéphane Audeguy, sicuramente una delle firme più importanti Oltralpe e autore de «La teoria delle nuvole»: ha perso passaporto e aereo, è il primo assente di questa edizione
Sì, perché il nuovo libro di Giuseppe Guin, colonna de «La Provincia» ma anche narratore difficile da ignorare vista la diffusione che sta conoscendo il romanzo presentato ieri pomeriggio a Parolario in anteprima (il legame con il territorio è fortissimo) davanti a una folla, la stessa che ha polverizzato ben tre edizioni del volume costringendo l’autore a piccoli giochi di prestigio per rifornire personalmente le librerie nel torrido agosto di distributori chiusi e lettori avidi. Perché essere scrittore, oggi, significa anche sapere gestire oculatamente la propria opera portandola là dove può esistere un pubblico. A meno di non chiamarsi Stéphane Audeguy, sicuramente una delle firme più importanti Oltralpe: «La teoria delle nuvole» ha raccolto una meritata messe di premi nel 2005: ci sono voluti ben quattro anni perché quest’opera uscisse anche in Italia. Però, oltre alla teoria, avrebbe dovuto anche fare un po’ di pratica: perso il passaporto, perso l’aereo, primo assente in questa edizione della rassegna. Peccato, perché Audeguy è anche docente di Storia del cinema a Parigi e per questo non avrebbe voluto mancare alla serata di ieri, interamente dedicata alla settima arte con un’altra presenza d’eccezione. Quella di Goffredo Fofi: assieme a Franca Faldini, sotto gli auspici della Cineteca di Bologna, ha curato il primo volume de «L’avventurosa storia del cinema italiano», appassionata e appassionante ricostruzione che approfitta delle vive voci dei protagonisti che ha permesso a questo maestro della critica di ripercorrere decenni di produzione nostrana. Uscita per la prima volta trent’anni fa, questa antologia di ricordi di attori, registi, sceneggiatori ma anche operatori, montatori, comprimari, meritava una riscoperta e un aggiornamento. In questo primo tomo si va da «La canzone dell’amore» di Gennaro Righelli, 1930, l’italico sbarco nel sonoro, a «Senza pietà» di Alberto Lattuada del 1948. E tra i nomi che hanno fatto grande il nostro cinema nel mondo si staglia a grandi lettere quello di Alida Valli, attrice molto legata a Como, scomparsa tre anni fa. «Come diventai Alida Valli» è un documentario di Pierpaolo De Mejo che racconta la trasformazione da aristocratica istriana, nata Alida Maria von Altenburger baronessa von Markenstein und Frauenberg, a diva del cinema apprezzata da Mario Soldati («Piccolo mondo antico»), Alfred Hitchcock («Il caso Paradine»), Carol Reed e Orson Welles («Il terzo uomo»), Luchino Visconti («Senso»), Antonioni («Il grido») e ancora Pontecorvo, Pasolini, Bertolucci, perfino Mario Bava, Dario Argento e Roberto Benigni. Eppure negli ultimi anni aveva dovuto affidarsi alla legge Bacchelli per ottenere un vitalizio. Un tributo doveroso, con tanti momenti comaschi. Oggi, invece, si parla di America, del Mississippi visto da Mario Maffi, si rievoca la figura di un grande comasco, Paolo Carcano, dieci volte Ministro e protagonista dell’Italia dei primi decenni del Novecento.
Alessio Brunialti
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