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Lunedì 07 Settembre 2009
Fuga dal cristianesimo
Solo il 18% va a messa
Dopo la cresima, a 14 anni, ragazzi e ragazze si diradano e, nel migliore dei casi, la frequenza alla parrocchia, la presenza nella comunità è ridotta a poche unità. Dai 30 ai 40 anni, la partecipazione alla messa sull’intera popolazione è del 20%. In alcuni casi, scende al 18%
E l’incontro generale del clero diocesano, che ha segnato l’inizio dell’anno pastorale 2009 – 2010. è stato proprio dedicato all’iniziazione cristiana: nessuno ha più pronunciato la parola "dottrina", né "catechismo", ma ogni gruppo di lavoro ha pensato a nuove proposte. «La trasmissione del cristianesimo, l’annuncio evangelico non è più compito solo del sacerdote e dei catechisti, ma comporta il coinvolgimento della comunità cristiana, dei genitori, delle famiglie», spiega don Battista Rinaldi, responsabile diocesano dell’ufficio catechistico ed ecumenico. Non manca la domanda di sacramenti, battesimo, eucaristia, cresima. D’ora in avanti, potrebbe essere somministrata prima la cresima, ma se l’esito dell’avviamento cristiano è l’abbandono dei più, «tocca alla comunità cristiana – sottolinea don Rinaldi – far passare le nuove generazioni da un’esperienza così superficiale ad una più profonda, significa accompagnare a vivere in riferimento ai valori evangelici».
Non più lezioni, ma relazioni: sarà il prete che va a casa delle persone, parla con loro, capisce le difficoltà. È «il volto missionario di una parrocchia in una società che cambia», ricorda don Italo Mazzoni, vicario episcopale per Como e Varese e diventa occasione «per una proposta di fede: la relazione con il Signore è più bella di una vita egoistica». Che cosa cambia: «Il modello non è più fondato sulla consuetudine, ma sulla presa di coscienza – spiega Don Angelo Riva, vicario episcopale per la pastorale – non basta più, come una volta, assecondare l’onda. Oggi, è necessaria una scelta». Con Dio, me la vedo da solo, sembra la scelta prevalente e dunque perché un comasco del XXI secolo dovrebbe tornare in parrocchia? «Perché è un’esperienza umana fondamentale», è la risposta di parroci e prelati. Ma la svolta è appena all’inizio.
Maria Castelli
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