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Lunedì 07 Settembre 2009
E adesso la Svizzera
vuole portarci via i medici
Un’indagine dell’istituto di ricerca elvetico «Gfs.Bern» parla chiaro: ospedali, cliniche e istituti di cura svizzeri hanno un fabbisogno di medici doppio rispetto al numero di professionisti che viene formato attualmente.
La “campagna acquisti”, insomma, è partita da tempo, ma ultimamente si è intensificata molto visto che, nonostante gli sforzi, «tre ospedali svizzeri su quattro denunciano una carenza di personale medico». E se la fuga di infermieri dal Lario al Ticino non è un fenomeno nuovo, quella dei medici sta assumendo proporzioni significative solo da qualche mese. Ma il motivo che sta spingendo verso la Svizzera diversi medici che risiedono nelle zone di confine di Como e Varese è identico a quello più volte citato per gli infermieri: la prospettiva di uno stipendio decisamente più alto. La retribuzione di un ospedaliero della fascia più bassa, stando agli addetti ai lavori interpellati, in Ticino può arrivare ad essere addirittura doppia rispetto a quella percepita in una struttura comasca. E sulla cifra netta incide non poco, peraltro, la differente tassazione tra Italia e Svizzera.
Gli stessi specialisti lariani spiegano di aver notato che i cadi di medici frontalieri sono in aumento. Circa un mese fa, per esempio, un anestesista ha lasciato il Sant’Anna e si è trasferito in un ospedale svizzero: «Effettivamente ci stiamo accorgendo che la capacità attrattiva della Svizzera è diventata forte - spiega il direttore del dipartimento di Emergenza e urgenza del Sant’Anna, Mario Landriscina - Soprattutto in determinate aree, la concorrenza esiste. Penso a campi in cui i professionisti disponibili sono pochi, come quelli dell’anestesia, della rianimazione e terapia intensiva, ma non soltanto. Il primo fattore a pesare è di certo quello economico, dal momento che gli stipendi oltre confine sono molto più elevati. E questo vale sia per gli infermieri sia per i medici. Anche a me – continua Mario Landriscina – qualche anno fa era arrivata una proposta interessante dalla Svizzera. Dopo le opportune valutazioni, ho scelto di rifiutare, perché l’aspetto retributivo non è l’unico ad entrare in gioco in questi casi. Quando si è instaurata una rete di contatti ed è stato avviato un certo tipo di lavoro, non è semplice lasciare tutto e trasferirsi. Sul fatto che le paghe elvetiche siano interessanti e che in molti prendano in considerazione la possibilità di spostarsi, comunque, non ci sono dubbi».
Mi. Sa.
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