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Lunedì 28 Settembre 2009
Il Como in caduta libera
Il Figline non fa sconti
Partita chiusa nel primo tempo con il portiere Malatesta espulso dopo appena 26 minuti di gioco per fallo di rigore. Ma il vero problema è che nessuno fa gol
FIGLINE - COMO: 2 - 0
Marcatori: al 27’ pt Chiesa su rigore, al 34’ pt Redomi.
FIGLINE (4-3-1-2): Pardini, Peruzzi, Bettini, Ghinassi, Mugnaini, Redomi, Cosentini (dal 1’ st Nazzani), Guerri, Fanucchi (dal 35’ st Duravia), Fioretti (dal 16’ st Freudiani), Chiesa. In panchina: Novembre, Del Vivo, Pasquini, D’Antoni). All. Torricelli.
COMO 4-3-3): Malatesta, Maggioni, Brioschi, Preite, Franco, E. Brevi (dal 27’ pt Zappino), Ardito (dal 24’ st Bruno), Salvi, Terraneo (dal 19’ st Riva), Facchetti, Cozzolino. In panchina: O. Brevi, Mbida, Kalambay, Guazzo. All. Strano (Di Chiara squalificato).
Arbitro: Ceccarelli di Terni.
Note - Spettatori 800 circa. Espulso Malatesta al 26’ pt, ammoniti Peruzzi, Franco, Preite. Angoli 7 a 2 per il Como.
SAN GIOVANNI VALDARNO - Si diceva, prima che il campionato iniziasse: dopo le prime cinque-sei partite capiremo già che tipo di squadra è il Como e per che cosa potrà lottare. Squadre grandi, medie e piccole, c’è stato di tutto in questa primissima fase. E se il presupposto è quello dichiarato all’inizio, eccoci qua. Il Como è una squadra che deve lottare per salvarsi. E forse non sarà una lotta nemmeno tanto facile.
C’è ancora quasi tutto il campionato per smentire quello che è stato fatto e detto sino a oggi. Ma questo dicono i fatti e i numeri, senza troppi se e troppi ma. Di mezzo ci sono sì, e ci sono stati anche ieri, episodi che hanno condizionato fortemente le partite della squadra di Di Chiara. Ieri, per esempio, l’espulsione di Malatesta dopo nemmeno mezz’ora. Ma tutto ciò fa parte del gioco. Un gioco dove, tra l’altro, per raccogliere punti bisogna fare gol, ogni tanto. E il Como non ne fa. Non ne sa fare. Non ne fa più. Non ne ha fatto uno in quattro giornate, ne ha fatti due in sei domeniche, di cui uno su rigore. E il problema sta diventando veramente cronico. Oltre che pericolosissimo. “Una fase realizzativa ridicola”, lo ha detto senza mezzi termini l’allenatore. Ieri a Figline Di Chiara, che pur di cambiare la rotta ha deciso di seguire la partita seduto sul pullman parcheggiato a bordo campo e stavolta si è tenuto lontanissimo dagli spogliatoi, ha cercato di mettere in atto qualcuna delle idee ventilate in settimana.
Stavolta la tribuna è toccata non solo a Rudi ma anche a Balleri e Adobati, e il posto in campo al giovane, e bravo, Terraneo, protagonista offensivo di un 4-3-3 con la diga centrale del trio Ezio Brevi-Ardito-Salvi. Il ventilato rientro in difesa di Oscar Brevi è stato momentaneamente rinviato. Ma anche la possibilità di analizzare gli effetti del modulo rinnovato. Perché Ezio è dovuto uscire dal campo dopo nemmeno mezz’ora, quando cioè Fioretti è franato su Malatesta in area. La difesa del Como resta ferma reclamando un fuorigioco dell’attaccante toscano, che infatti arriva solo davanti al portiere. Azione forse un po’ dubbia effettivamente, ma tant’è. Rigore netto, ed espulsione del portiere. E il quarantenne Chiesa segna l’uno a zero.
Fino a lì, parliamo comunque di mezz’oretta scarsa, il Como onestamente era stato padrone quasi assoluto del campo. Bene soprattutto sulla sinistra, buona la spinta di Franco, e bene anche dal centro con qualche incursione interessante di Salvi. La giornata non sembrava mettersi malissimo. Poi, il rigore. E lo sbandamento collettivo. Che dura qualche minuto di troppo, lasciando al Figline la possibilità di raddoppiare. Zappino respinge una conclusione, la palla finisce a Redomi che con un bel tiro secco mette dentro il due a zero. E la difesa del Como resta ferma a guardare. Peccato, perché la prova individuale dei difensori è stata buona, con più di un intervento importante nell’arco della partita. Ma lì no. E peccato anche che proprio sul finire del primo tempo il Como sciupa con Facchetti l’occasione di accorciare, su spunto di Terraneo, che al 45’ poi prende l’iniziativa di concludere da solo. Sia nell’una che nell’altra occasione le palle finiscono alte. E Dio solo sa quanto sarebbe servito al Como in quel momento segnare e rientrare negli spogliatoi un po’ più confortati e carichi.
Non è andata così, invece. Ed è andata che nel secondo tempo, a parte una parata iniziale di Zappino, il Como non ha rischiato più niente. Ma non ha neppure concluso più niente. Buona volontà, tanta. Limiti offensivi e realizzativi ancora di più. Poche trame di gioco - non aiutate di certo dal fatto di essere in dieci, però…- qualche calcio d’angolo, qualche conclusione poco convinta - un tiro sull’esterno della rete di Cozzolino, una punizione di Bruno, un colpo di testa di Facchetti e un altro tentativo di Bruno - e ancora meno efficace. E il fatto che l’impegno ci sia ma non produca sostanzialmente nulla, forse aggrava ancora di più la situazione. E butta a terra il morale. Alla fine della settimana c’è Alessandria, dietro il Como in classifica ora c’è solo una squadra. Ragazzi, che si fa?
Lilliana Cavatorta
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